Con Pillon, si rischia la cancellazione dell'emancipazione femminile

Nel 1946, le donne italiane furono ammesse per la prima volta al voto. Nel 1962 venne abolita la norma che permetteva il licenziamento in caso di matrimonio, l'anno successivo le donne vennero ammesse a tutte le professioni.
Nel 1963 fu abolito lo "ius corrigendi", il "diritto" del marito a poter punire la moglie anche con il ricorso alla violenza al fine di "correggere" i loro errori. Nel 1970 venne introdotto il divorzio e nel 1975 la riforma del diritto di famiglia riconobbe la piena parità tra i coniugi. Due anni più tardi venne approvata la legge 194 che legalizza l'interruzione volontaria della gravidanza. Solamente nel 1981 vennero abrogati il "delitto d’onore" e il "matrimonio riparatore". Nel 1996 la violenza sessuale non venne più considerata un reato contro la morale ma un reato contro la persona.

Negli ultimi 23 anni non c'è stato alcun passo in avanti, ma ora che è arrivato il leghismo e il senatore Pillon si mostra tutto tronfio col suo papillon al collo, il rischio è che si possano annullare 73 anni di emancipazione femminile. Incaricato di pensare ai minori e di ridefinire il diritto di famiglia, il rampollo leghista è stato capace di regalarci frasi medioevali come:


Inutile a dirsi, è tra i promotori del World Congress of families di Verona, durante il quale i peggiori omofobi dell'integralismo organizzato internazionale teorizzeranno il loro modello di "famiglia" nella speranza di poterlo imporre agli altri.


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