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Radio Globo perde in tribunale. Per i giudici è lecita l'obiezione commerciale contro chi discrimina gay

Dopo le offese defecate contro i gay, i vertici di Radio Globo avevano deciso di portare in tribunale chi aveva osato suggerire ai loro sponsor di non rendersi complici di quelle affermazioni inaccettabili. Ma hanno perso. I giudici hanno danno ragione a Gay Center ed Arcigay, sancendo sia lecita l'obiezione commerciale contro chi discrimina i gay.
Lo ha deciso la Sezione Diritti e Immigrazione del tribunale di Roma. Il processo ha analizzato le parole pronunciate dallo speaker Roberto Marchetti durante il Morning Show del 7 settembre del 2018, durante il quale dichiarò di provare «un senso di ribrezzo» nell'aver visto due ragazzi che si stavano baciano. Alcune associazioni invitarono gli sponsor a cessare la loro pubblicità sulla radio romana, ma vennero tutte citate in giudizio dalla stessa emittente radiofonica.
Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, ha dichiarato: «Oggi il tribunale civile di Roma ci dà ragione, affermando che è "lecita l'obiezione commerciale" e condanna Radio Globo alle spese processuali». A lui si è aggiunto anche Francesco Angeli, presidente di Arcigay Roma, il quale dichiara: «La sentenza evidenzia il contenuto omofobo delle dichiarazioni del conduttore di Radio Globo e la non presa di distanza da parte della radio sull'accaduto. Di conseguenza viene legittimato il diritto di critica da parte dell'associazione Arcigay Roma, legato all'art 21 della Costituzione, di esprimersi liberamente sulle dichiarazioni della radio, richiedendone, come accaduto a settembre, le scuse ufficiali. La sentenza inoltre conferma come legittima l'azione verso gli sponsor, espressa come appello per interrompere il sostegno economico alla Radio, confermando che mai la Radio, dopo le dichiarazioni omofobe del settembre 2018 del conduttore di Radio Globo, ha espresso una posizione di distanza da queste. Una sentenza importante che ribadisce la centralità del lavoro di Arcigay Roma nella difesa delle discriminazioni omofobe, derivanti dal linguaggio d'odio, che servirà come esempio per il futuro nell'utilizzo di un linguaggio non offensivo».


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