Bruto Maria Bruti sostiene che l'omosessualità sia «una malattia» e che lo statoi abbia il dovere di discriminare i gay

Se le organizzazioni che vendono fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità sono solite negare che tentino di aizzare le loro vittime all'odio verso sé stessi sostenendo che la loro natura sarebbe "malata"; è su Internet che la loro propaganda perde ogni inibizione nello spergiurare che le loro falsità dovrebbero essere ritenute "scientificamente provate". Ne è un empio un blog chiamato "Si può cambiare" che Google sta ospitando e difendendo dalle segnalazioni sin dal 2007.
Oltre a sostenere che chi non gradisce l'orientamento sessuale dei figli possa "curali" rivolgendosi a Massimo Gandolfini per ottenere incitazioni su "terapeuti" pronti a praticare fantomatiche "terapie" vietate dall'Ordine, il sito raccoglie anche alcuni tra i più aberranti articoli di incitamento all'odio del mercato. Tra loro, è in un articolo di Bruto Maria Bruti pubblicato sul numero 314 di "Cristianità" che troviamo scritto:

Il vizio è l’abitudine di comportarsi in modo disordinato e tale abitudine è la conseguenza di una prolungata ripetizione di atti disordinati. Esiste spesso un rapporto d’interdipendenza fra vizio e malattia. Si pensi al caso dell’alcolismo. Alcune persone possono giungere all’alcolismo per libera scelta, ma poi si crea uno stato di dipendenza psicologica, si hanno alterazioni ingravescenti della personalità e nascono anche patologie di tipo organico dovute all’abuso dell’alcol: dipendenza biologica, turbe neurologiche, turbe dell’apparato digerente e di quello cardiovascolare.
Quindi molte scelte, libere all’inizio, alla fine rendono schiavi. Invece molte scelte apparentemente libere non lo sono totalmente, ma fortemente condizionate da situazioni di «disordine» familiare e sociale, dalle quali la persona è contagiata o che subisce senza sua colpa.
Tali situazioni di disordine nascono dall’accumulazione e dalla concentrazione degli effetti prodotti dal cattivo uso della libertà da parte di tante persone, che interagiscono negativamente con la libertà del singolo e che riducono notevolmente la sua consapevolezza e la sua responsabilità spingendolo su strade sbagliate.
Infatti alcune persone giungono - per esempio - all’alcolismo in conseguenza di ferite della psiche; in certi casi abusano dell’alcol nel tentativo illusorio di vincere il senso di solitudine e d’isolamento, ma finiscono, senza volerlo, per dare maggiore consistenza ai propri problemi e per aggiungere, alle vecchie sofferenze della psiche, le nuove, che nascono dalla dipendenza e dalle patologie determinate dall’abuso dell’alcol.
Dunque il vizio può portare alla malattia e la malattia al vizio: spesso essi si fondono e si confondono fino a costituire un «circolo vizioso», una spirale senz’apparente via d’uscita, in cui le diverse componenti si alimentano reciprocamente. Ricerche scientifiche dimostrano che esiste negli omosessuali:
a. un complesso d’inferiorità nei confronti del proprio sesso;
b. una mancata identificazione con il modello del genitore del medesimo sesso. L’identificazione non avviene perché il genitore è «inadeguato», oppure perché il soggetto - bambino o bambina -, per aspetti caratteriologici suoi, indipendenti dal comportamento del genitore, non trova in lui quanto va cercando;
c. un attaccamento infantile non consapevole al genitore complementare;
d. un precoce condizionamento dovuto ad atti sbagliati e ripetuti a un punto tale da trasformarsi in abitudini.

Quindi non solo sostengono che l'omosessualità debba essere ritenuta «una malattia», ma sostengono pure la si dovrebbe paragonare all'alcolismo. Giurano anche che i gay avrebbero un «complesso di inferiorità» verso quel macchione di Simone Pillon o quel colleziona-mogli di Mario Adinolfi, così come giurano che la sessualità deriverebbe dall'emulazione del genitore. Pillon non farebbe sesso con le done perché gli piacciono, lo farebbe per copiare suo padre.

E dopo aver scomodato Tommaso d'Acquino al fine di sostenere che Dio odierebbe i gay, l'articolo arriva a sostenere che «vi sono omosessuali che desiderano rimanere nella loro condizione» perché:

Anche molti tossicodipendenti e alcolizzati desiderano rimanere nella loro condizione. Infatti, ogni abitudine sbagliata crea uno stato di schiavitù. Già il filosofo e sociologo tedesco Herbert Marcuse (1898-1979), rilevava che lo schiavo, nella misura in cui è stato condizionato a essere tale, desidera rimanere nella sua condizione, ma si tratta di un’alienazione e lo schiavo, al pari di ogni persona condizionata, dev’essere aiutato per poter ricuperare la libertà.
Nel caso degli omosessuali, la mancata soluzione delle difficoltà psicologiche iniziali, le abitudini sbagliate, i condizionamenti psichici, fisici e comportamentali, l’ideologizzazione della deviazione consolidano il comportamento sessuale disordinato rendendone sempre più arduo e difficile il cambiamento. Fra l’uomo e le passioni disordinate, fra l’uomo e le cattive abitudini si può creare un rapporto e si può attivare un meccanismo analogo a quello che s’instaura nel caso delle tossicodipendenze. Ogni abitudine sbagliata, anche se impedisce la felicità dell’individuo, ne determina uno stato di schiavitù, un circolo vizioso fatto di delusioni e di ricerca ossessiva di piaceri momentanei e disordinati, ottenuti aumentando la «dose» o attraverso la ricerca di nuovi oggetti di «perversione».

Il tutto per arrivare a spergiurare che:

Dalla letteratura scientifica si ricava che circa un terzo dei pazienti omosessuali, che si sottopongono a un’idonea terapia riparativa, guarisce; un altro terzo cambia progressivamente, nel senso che questi soggetti possono ancora avere, nel corso della vita, sporadiche fantasie omosessuali, ma l’attrazione per l’altro sesso prevale e il modo di relazionarsi con gli individui dello stesso sesso è corretto. L’ultimo terzo non cambia perché è costituito da persone forzate a sottoporsi alla terapia o non sufficientemente motivate.
Fra i fattori che influenzano positivamente la prognosi sono fondamentali motivazione al cambiamento, fede religiosa vissuta in modo positivo, forti legami familiari, valori di base tradizionali, pazienza con sé stessi e accettazione della natura continuativa della lotta, chiarezza mentale sulle differenze fra quanto è femminile e quanto è maschile (35).
Esperti nella cura dell’omosessualità dimostrano che i complessi omosessuali possono essere curati se la persona con tendenze omosessuali vuole sottoporsi a opportune terapie psicologiche. Ma, soprattutto, i complessi omosessuali possono essere prevenuti durante l’infanzia con una giusta educazione.

Si passa così ad un esplicito invito all'omofobia:

La società deve avere rispetto, compassione e delicatezza verso le persone con tendenza omosessuale. Ma l’abitudine omosessuale non deve essere né tutelata né equiparata al comportamento sessuale naturale, che porta a costituire una famiglia e ad adottare figli. Quindi la società deve fornire ogni sostegno per aiutare le persone omosessuali che vogliono compiere un cammino di liberazione dal vizio.

Ed ancora, si sostiene che l'omosessualità possa essere equiparata alla zoofilia:

Oggi vengono organizzate, incoraggiate e promosse pubbliche manifestazioni di omosessuali favorevoli al comportamento omosessuale. Sarebbe giusta, per esempio, la pubblica apologia dell’alcolismo, della zoofilia, dello «sballo» del sabato sera? La pubblica apologia del vizio lede la libertà dei più «piccoli» e dei più «deboli», in special modo quella degli adolescenti, che attraversano una fase delicata di sviluppo relativa a tutti gli aspetti della personalità, con crisi d’identità, compresa quella sessuale.

E i paragoni tra gay e animali proseguono:

Non riconoscere legalmente l’unione fra omosessuali non è una discriminazione. Un comportamento disordinato e sbagliato non può avere l’approvazione e l’aiuto della legge. Il malato che vuole guarire dev’essere aiutato a curarsi, ma la malattia non può essere aiutata. La persona malata possiede gli stessi diritti di ogni altra persona, compreso il diritto di esser curata; la malattia, invece, non ha diritti.
Se ogni comportamento disordinato dovesse avere l’approvazione e l’aiuto della legge, come impedire, per esempio, il «matrimonio» fra uomini e animali nei casi di grave disordine del comportamento, per cui l’uomo ha rapporti sessuali con gli animali, perversione indicata con il termine di «zoofilia» o di «bestialità»? Questa possibilità non è lontana dalla realtà, sia considerando l’esistenza di queste forme di deviazione, sia considerando il fatto che alcuni gruppi di animalisti sostengono la necessità dell’uguaglianza giuridica fra l’uomo e l’animale. Nelle sale cinematografiche, per esempio, nella seconda metà degli anni 1980 è stato messo in circolazione un film che narra, in maniera del tutto seria, la storia di una donna che abbandona il marito perché innamorata di uno scimpanzé.

Incuranti di calpestare la legge e la Costituzione, si invitano gli omofobi a discriminare i gay e a chiedere che si vieti agli insegnanti gay di poter lavorare nelle scuole pubbliche frequentate dai figli dei fondamentalisti:

Se essere omosessuale «dichiarato» significa fare pubblica ostentazione e pubblica apologia dell’omosessualità, se significa fare dell’omosessualità una proposta educativa e presentarla come un bene, in questo caso il diritto del minore - a essere educato secondo i valori dei genitori - e il diritto dei genitori - a orientare il figlio verso i propri valori educativi - vengono prima del diritto della persona a manifestare pubblicamente le proprie scelte sessuali. I genitori devono essere liberi di poter scegliere i valori educativi che vogliono trasmettere ai propri figli. Se la «tolleranza» è il rispetto di tutte le diversità, bisogna rispettare anche il diritto dei genitori che vogliono per i propri figli un’educazione sessuale rispettosa dell’ordine e delle finalità della natura e conforme ai propri modelli familiari.
Se la scuola pubblica, in una situazione di diffuso relativismo, vuole proporre, in tema di educazione sessuale, un comportamento moralmente disordinato com’è quello omosessuale, i genitori hanno il diritto di richiedere, per rispetto di un pluralismo educativo che non può essere negato, un’informazione sessuale rispettosa della natura e delle finalità dell’amore umano e conforme ai propri modelli familiari, un’informazione che spieghi ai figli che l’omosessualità è un comportamento sessuale disordinato, frutto di abitudini sbagliate e di problemi psicologici irrisolti. Considerazioni analoghe possono esser svolte per il mondo dello sport e per quello militare, dove vige un rapporto gerarchico fra chi istruisce e chi è istruito.

Morto nel 2010, Bruto Maria Bruti è stato un esponente di spicco di Allenza cattolica ed ha offerto il suo supporto a vari personaggi che volavano "curare" i gay. Ha partecipato alle attività di Obiettivo Chaire (che oggi nega di voler "curare" i gay quando viene invitata a partecipare ai congressi organizzati dalla Lega di Matteo Salvini) e pare che il male da lui seminato sia sia sopravvissuto alla sua morte attraverso sedicenti gruppi religiosi che apprezzano il suo tentativo di usare la religione come mezzo per giustificare l'omofobia.


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