Le aziende che si dichiarano gay-friendly hanno versato oltre 5 milioni di dollari ai politici anti-gay

Come i lettori di questo blog ben sanno, Google ha sponsorizzato il Gay Pride con una mano mentre con l'altra ha censurato le pagine di Gayburg. E mentre ci vengono a dire che imprecisati «alcuni utenti» li avrebbero contattati perché reputano «discutibili» i contenuti del blog, le pagine da loro ospitate che promuovono fantomatiche terapie riparateve restano lì, con la loro concessionaria che finanza un Nicola Pasqualato che attraverso i loro server invita i bambini a deridere i gay.
Purtroppo pare che il caso non sia isolato. Il gruppo Zero per Zeros ha analizzato i contributi versati alla politica dalle principali aziende che si dichiarano gay-friendly e e si stima che circa 5 milioni di dollari siano finiti nelle tasche di politici impegnati nella promozione di omofobia e discriminazioni.
Google ha donato un totale di 178.500 dollari ai politici anti-LGBTI, tra cui 10.000 indirizzati al senatore repubblicano dello Utah Mike Lee, l'uomo che nel 2014 sostenne che le offese ai gay dovessero essere ritenute "libertà religiosa". Altri soldi arrivano anche da AT&T, Microsoft e Dell, con 15.000 dollari versati al texano Brian Babin per la sua battaglia contro i bagni neutrali.
AT&T ha replicato ai dati pubblicati da BuzzFeed sostenendo che «supportiamo i candidati che possono avere un impatto sulla nostra attività, sui nostri dipendenti e sui nostri clienti. Ciò non significa che appoggiamo le loro opinioni su ogni questione». Si sono invece chiusi nel silenzio Amazon, Dell, Google, Microsoft e T-Mobile.


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