La folle accusa di Mario Adinolfi: «Gayburg diffonde immagini pedopornografiche»


Come pareva evidente, c'è Zaira Bartucca dietro le folli accuse di «riferimenti pedoponografici» lanciate da Mario Adinolfi contro Gayburg. È infatti da lei che il fondamentalista si è fatto intervistare prima di dichiarare che noi faremmo circolare «immagini pedopornografiche».

Dall'alto del suo insultare i figli di Vendola, denigrare la moglie di Macron, insultare le vittime di omofobia, pubblicare immagini non censurate delle sue figlie, si portare ai suoi comizi e di averle fatte candidare nel suo partito (anzi no, la terza figlia l'ha dimenticata perché avrebbe smentito la sua tesi diffamatoria), scrive:


Nell'articolo di Zaira Bartucca, scrivono:

Dopo sei anni di pazienza a fasi alterne, Mario Adinolfi ha deciso di aprirsi per mezzo di una lunga intervista su una vicenda dai tratti assurdi che lo accompagna ogni giorno della sua vita. E’ caduto – per farla breve – nella rete di un fanatico che agisce nell’ombra, che oltre a denigrarlo umanamente e professionalmente ha una brutta abitudine: fare commenti di natura sessuale sul mondo dell’infanzia in generale, e sulle sue figlie in particolare. Una di loro ha due anni. L’altare su cui vengono immolate le due minorenni è quello dei siti lgbt e di uno in particolare: Gayburg. Lì due bimbe innocenti diventano “vacche da monta“, e per altri minorenni non ci sono scenari migliori. I richiami ad abusi sono continui, e in un caso sono sfociati nella pubblicazione dell’immagine di una bambina incinta. Un vero e proprio chiodo fisso per chi scrive su Gayburg. In un clima in cui l’omosessuale ha ragione sempre e comunque, però, non agisce nessuno. Non i motori di ricerca che contribuiscono alla diffusione, non i Garanti, non gli organismi preposti alla tutela dei minori e nemmeno l’Ordine dei giornalisti.

Adinolfi inizia così a piagnucolare che lui sarebbe vittima di quei cattivoni che lui non vuole possano sposarsi, non vuole possano veder tutelati i loro affetti, non vuole possano avere figlie e non vuole possano essere difesi dall'odio:

Sei anni fa scrissi un libro che si chiamava “Voglio la mamma”. Un libro contro l’utero in affitto evidentemente molto schierato contro la legge sull’omofobia che allora si chiamava legge Scalfarotto, e contro l’ipotesi delle unioni civili. Sono poi stato tra gli animatori dei Family Day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo, Quando nacque il quotidiano “La croce”, sono stato identificato definitivamente come quello da massacrare.

Giocando sul suo sostenere che non fosse chiaro ed evidente che si stesse unicamente osservando come le sue azioni avrebbero avuto ripercussioni sulla sua stessa famiglia (anche in futuro, ovvio), Adinolfi afferma:

Quelle parole individuano un immaginario estremamente pericoloso, violento e pedopornografico tipico di chi ha scritto questo testo. E’ un immaginario pericolosissimo perché, ripeto, pedopornografico. Quando scrivono “le sue figlie” usando il plurale sanno perfettamente che le figlie sono quelle che vivono con me, e hanno 10 e 2 anni. Adesso l’autore anonimo del pezzo prova a fare la solta manfrina dicendo che ho pure una figlia 25enne, ma allora perché non ha detto “la figlia”?

Non sappiamo quale sarebbe il suo immaginario, dato che le "vacche da monta" sono semplicemente le mucche che vengono impiegate nella produzione di vitelli al pari di come lui sostiene si debba obbligare le donne a produrre bambini.

Inizia così a dire anche che noi dovremmo essere censurati perché non saremmo gentili con Pillon, con Gandolfini o con quel suo Tuiach che vuole ucciderci e che si eccita pensano ai gay gettati dai tetti in Siria:

Macché, questo schema si riproduce in ogni singolo articolo di Gayburg che mi riguarda. Stiamo parlando di oltre 500 articoli dedicati a me, senza contare quelli in cui sono citato. Hanno tutti le stesse caratteristiche: una titolazione violenta e completamente avulsa dalla realtà, quindi falsa, totalmente falsa, un immaginario che richiama sempre la pedopornografia e una chiamata in causa costante della mia famiglia, di mia moglie e delle mie bambine, spesso con espliciti riferimenti sessuali.

Proseguono gli insulti, dicendo che lui vuole essere attaccato sulle sue inesistenti "battaglie politiche" che spesso coincidono con i suoi insulti ai figli di Vendola o al suo insultare Macron perché la moglie non è giovane quanto la sua. Scrive così:

Mi attaccassero anche duramente sulle mie battaglie politiche e su quello che vogliono, ma senza inserire in ogni articolo riferimenti sessuali su mia moglie e sulle mie bambine. Di fronte a che grado di malattia ci troviamo? Qui stiamo parlando di malattia e di morbosità verso bambine. L’espressione “siano usate come vacche da monta” come può emergere senza un immaginario malato? Poi sulla falsità ci fa sopra un titolo, e questo titolo viene indicizzato da Google come fosse un articolo normale. Ma chi sta in Google Italia può accettare che Gayburg venga considerato un sito di informazione?

Portando avanti la sua macchina del fango contro chiunque dissenta da lui, pare dirsi convinto che a qualcuno fregerebbe qualcosa di lui e che lo cercherebbero su Google perché smaniosi di sapere chi è che sta insultando quel giorno:

La finalità è di sicuro fare posizionamento. Google Italia, lo dico esplicitamente, vuole continuare a rendersi complice di questa operazione violenta che va avanti da anni senza intervenire? Riguarda me ma non solo me evidentemente, riguarda tutti coloro che diventano obiettivi di questo gruppo di pazzi.

Ed ancorra:

E’ questo il punto che proviamo a porre, perché qui non siamo più nell’ambito “ignoro”, qui siamo in un ambito criminale. Qui siamo in un contesto in cui i signori che scrivono queste frasi da anni inpunemente sono imbevuti di cultura pedopornografica.

Adinolfi inizia poi a chiedere l'arresto di chi lo denuncia:

Ricevo denunce settimanali per quello che scrivo ma sai che succede alla fine? Che viene tutto archiviato perché si tratta sempre di accuse intimidatorie, perché false. Lo capisco.
Non ho mai offeso nessuno e quando fanno le denunce generiche, sbattono contro il muro. Sono tutte querele temerarie. Se ci fosse la legge apposita finirebbero in galera immediatamente. E’ un mezzo con cui fare intimidazione, esattamente come questa presenza di Gayburg. Quello che mi spaventa è il silenzio. Ma non c’è un Alessandro Cecchi Paone, un Vladimir Luxuria o un Imma Battaglia che dice questa cosa fa schifo? Se tutto fosse a parti invertite insorgerebbero Repubblica, Saviano, Michela Murgia. Già lo immagino. Hai detto bene, oggi le femministe dove sono? Michela Murgia, Michela Marzano dove sono quando ci sono da difendere mia moglie e le mie bambine?

Passa così a chiedere che Gayburg sia chiuso in modo che lui possa essere il primo risultato su Google, censurando qualunque critica al suo pensiero unico:

Più che parte politica lo chiamerei clima culturale e contesto culturale. Vorrei sapere Google Italia che ne pensa. Com’è possibile che questi testi siano indicizzati da Google come articoli? Com’è possibile che se cerchi informazioni su Mario Adinolfi emergono nelle prime posizioni articoli del genere? Ogni giorno nella rassegna stampa su di me leggo l’articolo di Gayburg rilevato da Google. Questo vuol dire che chi ha come parole chiave di ricerca “Mario Adinolfi” nella sua rassegna stampa si ritrova questa roba segnalata come se fosse un articolo. E’ un danno immenso alla persona e al personaggio pubblico.

Sempre rilanciando quelle sue fantasie sessuali che parrebbe voler proiettare contro le sue figlie dato che qui nessuno di noi ha mai sostenuto quello di cui l'energumeno romano ci accusa, scrive:

Dipende dal magistrato. Ci può essere anche quello che non ha il vizio ideologico e si occupa della vicenda. Se invece tutto va in mano a magistrati che pensano che uno se l’è cercata, è chiaro che la cosa viene lasciata andare. Il punto è: si può fare questo sulla rete? Si possono pubblicare sistematicamente contenuti falsi che riguardano la stessa persona utilizzando un immaginario violento e pedopornografico contro la sua famiglia e le sue bambine di due e dieci anni? Si può immaginare una cosa del genere in un Paese civile? Voi avete visto, avete trovato anche un nome. Poi quel nome te lo faccio sparire dal certificato SSL, cambio il certificato, ti faccio il gioco delle tre carte… e ogni volta si tenta di far diventare impossibile trovare una responsabilità certa.

Si congratula poi con Zaira Bartucca per i falsi nomi che si è inventata di sana pianta e che raschia di portare quei seguaci di Adinolfi che promettono di volerci picchiare a sangue a casa di una persona estranea ai fatti:

Ho seguito tutto quello che avete fatto e intanto è un lavoro coraggioso. Poi è un lavoro fatto molto bene, specifico, con dei riferimenti oggettivi, ma potrebbe non bastare. Per quello che mi riguarda, adesso chiedo esplicitamente a queste persone di uscire allo scoperto perché sono intollerabili la loro vigliaccheria e la loro violenza brutale. E’ una cosa che non può essere tollerata da chiunque abbia a cuore il confronto democratico del Paese.

Quindi Adinolfi apprezza il "lavoro" di una tizia che molesta i ragazzini e che si inventa falsi nomi e false accuse fornendo l'indirizzo di casa di un 20enne che non ha mai lavorato per noi?
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