L'ultima sparata degli adinolfiniani: «Se non si hanno figli non si è famiglia, lo dice la legge»


I fondamentalisti amano aizzarsi reciprocamente all'odio raccontandosi che i reati di matrice omofoba sarebbero "libertà di opinione", ma poi chiedono il carcere per chiunque manifesti opinioni in contrasto alle loro pretese liberticide, sostenendo che la famiglia dovrebbe essere ridefinita come un organo di derivazione sessuale che sia ritenuta fondata sul coito vaginale e non sull'amore. In pratica, se sei uno stupratore e ingravidi la tua vittima, per loro diventi un papà meritevole di quel titolo anche se la lasci la ragazza sanguinante sul marciapiede.

Ricorrendo ai soliti insulti e offese gratuite tipiche di questa gente, l'esponente adinolfiniana che voleva rendere orfani i figli dei Papà per scelta ci ha dedicato queste amorevoli parole:


Insomma, chi non la pensa come loro deve essere arrestato perché loro hanno deciso che il riconoscimento della famiglia «come società naturale fondata sul matrimonio» significherebbe non riconoscere come famiglia chi non ha figli, imponendo quei distinguo che i padri costituenti hanno cercato di eliminare ricorrendo ad una definizione pregiuridica. Ovviamente si sono inventati anche che "naturale" sarebbe sinonimo di "eterosessuale". D'altronde ci sarà pure un motivo se Adinolfi ha portato Luca Di Tolve sul palco dei suoi comizi per promuovere la patologizzazione dell'omosessualità nella noncuranza di come le torture di Nicolosi abbiano spinto alla morte innumerevoli adolescenti.
Nel suo precedente post, la signora si vantava di aver insultato i due papà nel nome di Mario Adinolfi, dicendosi fiera si averli offesi derisi e diffamati attraverso una patetica ripetizione degli slogan coniati dal suo leader. E qui ribadisce di essere molto fiera del suo atteggiamento da bulla intenzionata a danneggiare la vita altrui.

Gli altri cavalli di battaglia della discepola di Adinolfi riguardano il suo sostenere che Elliot Page non debba poter vivere la sua vita in santa pace perché a lei non sta bene che possa essere felice nella sua identità. Ovviamente parlando al femminile e sparando termini a caso, scrive:


Sul femminicidio, si inventa che non esisterebbe alcun problema legato ad una cultura maschilista che porta alcuni uomini a pretendere la sottomissione delle loro mogli, riproponendo l'assurdo slogan coniato dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus che paragona gli aborti alla violenza sulle donne in quel loro dire che "femminidio" sarebbe tutto ciò che riguarda una donna. Chissà se qualcuno potrà spiegargli che quando una donna muore sul lavoro non è femminicidio, dato che non è stata massacrata da un uomo che aveva promesso di amarla.


Mentre ostenta la sua omotrasfobia contro Elliot Page, la discepola di Adinolfi si mette a sbraitare anche che in Italia non esisterebbe alcuna omofobia (nonostante lei paia la prova evidente del contrario) e urla a squarciagola che per lei la tolleranza è come la kriptonite per Superman.


Ci informa anche che lei sarebbe stata inserita in una qualche imprecisata "lista di proscrizione" mentre piagnucola che le abbiano dato della trasofobica solo perché su vanta del suo calpestare la dignità delle persone trans:


Curiosa è la sua teoria per cui odiare significherebbe "pensare liberamente". Peccato che urlare in faccia alle persone che lei non riconosce la loro esistenza non è un pensiero, è violenza.

La signora Sara Reho si è candidata nel 2020 col centrodestra nella lista di Adinolfi nel Comune di Macerata, ottenendo zero preferenze e uno 0,92% di voti a livello di partito.


Update 23.00: Sempre ricorrendo ad insulti e offese gratuite, la signora è tornata ad ostentare il bullismo che anima il loro partito:




Interessante è come citi a pappagallo le offese del suo leader, riproponendo gli sproloqui rilasciati nell'intervista diffamatoria che Adinolfi ha rilasciato a quella Zaira Bartucca che pare divertirsi nell'inventarsi nomi falsi e nell'inventarsi false accuse di pedofilia. E non meno surreale è come ci accusi immotivatamente di essere «pieni d'odio» nei suoi confronti quando è lei a molestare, insultare e denigrare i nostri affetti e le nostre famiglie? Non siamo certo noi quelli che chiedono leggi per negare dignità sociale alle famiglie altrui!
Davvero pretende di poter insultare interi gruppi sociali e poi si lamenta se le sue vittime non stanno in silenzio mentre lei le insulta e cerca di danneggiare le loro vite con una violenza aberrante? E non si sente a disagio nel contattare Gabriele Marconi lamentandosi di come abbiamo criticato il suo invitare a insultare una donna trans morta chiamandola al maschile per ostentare il loro rifiuto ad accettare la sua identità?
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