CasaPound attacca lo studente trans di Pisa: «Chi rispetta i trans scodinzola dietro agli smalti di Fedez»


Dopo Mirko De Carli e Maria Rachele Ruiu, anche i camerati di Casa Pound hanno sentito la necessità di bullizzare uno studente trans di un liceo di Pisa, mostrando con estrema perché sarebbe d'obbligo sciogliere quelle formazioni politiche palesemente incostituzionali.
In particolare, è la camerata Cristina Gauri ad essere stata capace di pubblicare questa porcheria:



L'impressione è che il cervello della signora Gauri non riesca a capire che Geremia è un maschio e che dunque è patetico che lei si rivolga ad un ragazzo usando il femminile al solo scopo di offendere un minorenne. E non vale nemmeno la pena commentar l'immagine irrisoria da lei scelta, dato che la malafede pare più che evidente.

Se possibile, il testo dell'orribile "articolo" riesce ad essere anche peggio:

Quando si dice «mobilitarsi in massa per le battaglie che contano»: in un liceo di Pisa gli studenti hanno occupato le aule dell’istituto per protestare contro il «no» della direzione a concedere il cambio di nome (o «carriera alias», per usare il termine che va di moda ora) a una studentessa affetta da disforia di genere, cioè trans. La ragazza, cioè, si identifica come maschio e ha chiesto alla scuola di poter essere iscritta con il nome di «Geremia».

Tradotto: il ragazzo che lei sta diffamando a mezzo stampa ha chiesto di poter usare il suo nome reale sui registri scolastici. Ma lei dicono sia «affetto» da un0dentità che non piace a Pillon in un uso di termini che pare finalizzato a tentare di patologizzare una realtà naturale.

Poi si degenera ulteriormente:

Siamo al liceo classico Ulisse Dini, e gli studenti hanno ben chiare quali siano le priorità della scuola italiana: non le strutture obsolete e fatiscenti, non il futuro inesistente fatto di precarietà, insicurezza e crisi che li aspetta, no. Quelle sono battaglie inutili, troppo difficili, troppo poco conformi. Meglio scodinzolare dietro agli smalti di Fedez e agli appelli di Lady Gaga. Quindi, all’iniziale esitazione della dirigenza, i ragazzi hanno risposto compatti occupando le aule da martedì mattina. La preside Adriana Piccigallo alla fine ha ceduto, decidendo di andare incontro alla disforia della ragazza trans.

Cosa dovrebbero c'entrare Fedez o Lady Gaga lo sa solo la "signora" che ha scritto quella schifezza, ma la sua totale assenza di "argomentazioni" appare chiara nel vederla ricorrere a quel becero benaltrismo che va tanto di moda tra i populisti.
Di certo la Gauri deve avere molti problemi se pensa che i diritti umani vengano dopo i soldi mentre fascisti indicano come prioria la distribuzione di presepi al posto di occuparsi degli edifici fatiscenti.

Sempre parlando al femminile e mostrando come gli studenti superi di gran lunga la sua chiusura mentale da militante di Casa Pound, prosegue:

Gli studenti hanno presentato una serie di richieste, dalle aule più grandi al cambio di nome della studentessa trans. «Vogliamo aule più grandi – spiega Samuele –, ma vogliamo anche che Geremia possa sentirsi a suo agio con la sua scelta. E vogliamo che la nostra scuola faccia di tutto per aiutarlo nel suo percorso che certo non sarà stato facile. La maggior parte dei professori appoggia la sua scelta, solo qualcuno di loro ha una mentalità più antiquata. Ma le idee che ledono la libertà degli altri non vanno bene, giusto?».
Alla fine la preside ha calato le braghe. «Dopo aver coinvolto il suo consiglio di classe — spiega — i cui insegnanti usano il nome da lui scelto, abbiamo in programma di studiare la carriera alias attraverso il nostro referente del progetto sugli stereotipi di genere, per poi presentarla al collegio docenti. C’era già un accordo con i rappresentanti di istituto che mi avevano chiesto di attivare questo percorso».

Ed è davanti a quelle parole di buonsenso che la camerata pare non capire più nulla, iniziando a starnazzare che lei si sente offesa dagli studenti di un lieo di Monza che hanno protestato contro il sessiamo. Il nesso con la transessualità? Ovviamente nessuno, ma lei scrive ugualmente:

Insomma, dopo i ragazzi in gonna «contro le discriminazioni di genere» del liceo di Monza e l’introduzione dell’asterisco per il genere fluido al Cavour di Torino, ora anche l’occupazione per il cambio di nome della ragazza che si sente un ragazzo. Ridevamo tanto delle idiozie progressiste made in Usa, e alla fine ce le siamo ritrovate in salotto.

La cosa surreale è che la signora Cristina Gauri sostiene pure di essere iscritta all'Ordine dei Giornalisti. Se fosse vero, dovremmo pensare che il codice deontologico venga usato al posto della carta igienica.

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Nella foto: Cristina Gauri alla festa nazionale del partito neofascista a Latina.
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