Adinolfi trasforma Djokovic in un testimonial del suo partito, paragonando la sua vicenda all'Apartheid

Mario Adinolfi ha deciso che Djokovic è diventato il suo "eroe" in quanto no-vax che ha falsificato i documenti di immigrazione per imporsi ai colleghi in barba alle norme sanitarie australiane. Ora lo usa sui suoi manifestini, paragonando la vicenda Djokovic all'Apartheid in una incessante derisione della segregazione razziale.
Forse il signor Adinolfi non sa che la segregazione razziale discriminava alcune persone sulla base delle loro caratteristiche naturali e non delle scelte. E le due cose non sono equivalenti, a meno che Adinolfi non voglia sostenere di vedere Apartheid anche in chi mette in carcere chi ha deciso di essere mafioso.
Ovviamente Adinolfi pubblica una fotografia con crocefisso, dato che sarebbe un vero peccato non tentare di abusare della religione per cercare di tramutare un furbetto in un martire. E giura persino che lui vedrebbe "coerenza" in chi ha fatto dichiarazioni false sui documenti di visto per l'Australia e ha violato l'isolamento durante la positività.

Chissà se Adinolfi ha chiesto il permesso per sfruttare commercialmente l'immagine di Djokovic al fine di promuovere la sua manifestazioncina no-vax. Fatto sta che il fondamentalista si sta smentendo da solo, dato che il fatto che il suo "eroe" possa venire a Roma dimostra che non esiste alcuna "Apartheid" ma solo "rispetto delle regole". E chissà perché non ha preferito quest'altra fotografia:

Dunque è questo il tizio che Adinolfi aspetta con ansia? E tutto questo pur di santificare quell'8% di non vaccinati che vuole beneficiare dei risultati ottenuti dagli altri a rischio della salute altrui?


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