Il partito di Adinolfi sostiene che la Procura si fosse offerta di aiutarli ad arrestare i manifestanti dell'Umbria Pride


Il partito omofobo di Mario Adinolfi dichiara di aver inviato alcune spie all'Umbria Pride, incaricandole di cercare un qualunque manifestante potesse essere usato per diffamare tutti gli altri partecipanti all'evento. A detta di quelli che vanno in giro a dire che i crimini d'odio dovrebbero essere ritenuti una loro "libertà di espressione", la religione sarebbe uno strumento liberticida che ha l'unico scopo di limitare la libertà altrui attraverso opinabili accuse di "blasfemia".
Ovviamente la polizia del pensiero assodata dal fondamentalista romano non ha trovato nulla di nulla, confermando la falsità e la natura diffamatoria dei comunicati stampa che il loro rappresentante albanese aveva inviato ai giornali. Ma al posto di scusarsi per le sue offese anticristiane, il signor Saimir Zmali ha preferito giurare che tutti i Pride sarebbero comunque blasfemi e che lui non riuscirebbe a trovare prove delle sue accuse perché i manifestanti sarebbero spaventati dalle sue minacce.

L'ammissione del partito di Adinolfi finisce anche con lo sbugiardare la propaganda del senatore leghista Simone Pillon, il quale aveva giurato sulla sua famiglia che quello fosse stato «il Pride della vergogna» e che lui ci avrebbe visto «pose oscene e blasfeme, persone vestite da cani o irridenti il Sacro Cuore, e, dal palco, vergognosi attacchi gratuiti ai parroci dell'Umbria, trattati tutti da fascisti e omobilesbotransobici».
Tutte cose che le spie di Adinolfi dicono di non aver mai visto, praticamente dicendo ci che il senatore leghista sarebbe mentendo al fine di diffamare e fomentare odio contro degli onesti cittadini che hanno solamente esercitato il loro diritto di manifestazione.

Premesso che Samir Zmali andrebbe probabilmente denunciato alla Procura per le gravissime offese arrecate a Dio dal suo dichiararsi opinabilmente "cristiano" contro ogni evidenza, è quasi come se non avesse appena ammesso che le sue accuse erano false che inizia a giurare che ai Pride ci sarebbero fantomatiche «irrisori della nostra fede da parte della lobby lgbt».
Una frase che sottolinea lo stile squadrista della loro propaganda, dato che il voler sostenere che esisterebbe una fantomatica "lobby lgbt" ricorda quando i nazisti si inventarono una "lobby ebraica" contro cui indirizzare l'odio della popolazione. E se il signorino Zmali si sente nel diritto di poter giurare su Dio che i tutti i gay sarebbero blasfemi, lo saprà che c'è chi va in giro a dire che tutti gli albanesi sono criminali o stupratori?
Sarebbe anche interessante conoscere su quali basi abbia deciso di accusare persone che, per sua tessa ammissione, non avrebbero fatto nulla di male di essere «personaggi che tolgono diritti alle persone lgbt». Quindi ammette che ai gay siano stati tolti dei diritti? E davvero non capisce che chi sta togliendo quei diritti sono personaggi come lui o come le lobby che lui serve fedelmente?

Molto grave è anche il suo asserire che la Procura avrebbe speso soldi pubblici per dare seguito alle false accuse avanzate dal partito di Adinolfi, offrendosi di collaborare con l'estremista albanese nel tentativo di arrestare i partecipanti alla parata.



Se davvero fossero stati spesi soldi pubblici per dare seguito alle false denunce ideologiche portate avanti da un partito che campa sull'omofobia, non si potrebbe denunciare il signor Zmali per il reato penale di procurato allarme? Non sarebbe forse il caso di chiedere che sia lui a pagare di tasca propria quegli agenti che ha scomodato attraverso accuse palesemente false?
Ovviamente invitiamo tutto a denunciare gli adinolfiniani che offendono Gesù con i loro blasfemi rosari anti gay o che organizzano congressi dell'odio in cui irridono i simboli della religione cristiana. Hanno davvero stufato con la loro blasfemia e con la loro irrisione della religione cristiana!

E se il signorino pare sapere bene che non esista alcuna "lobby lgbt" dato che in caso contrario sarebbe già stato messo su un barcone per essere rimpatriato in Albania, appare tragicomico il suo negare che esista la lobby di Brian Bworn che porta i leader di Fratelli d'Italia ad interfacciarsi con i patriarchi russi che sovvenzionano Salvini. L'adonolfiniano si vanta infatti ad aver aderito alla manifestazione forzanovista contro il Pride, ripetendo le solite accuse diffamatorie e i soliti slogan in stile nazista:



Esattamente, su quali basi l'albanese dice che i Pride sarebbero «sfilate contro i cristiani» in una chiara irrisione della fede cattolica? E perché deve dire bugie su inesistenti «lobby gay» mentre manifesta insieme alle lobby integraliste finanziate da Mosca con slogan prestampati incentrati sulla bufala gender?
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