Ecco i governi che censurano i siti lgbt

Uno studio dell’Università di Toronto ha evidenziato quali sono i Paesi che bloccano attivamente siti legati alla comunità lgbt.
Si parte con l’Indonesia, dove l'uso dell'articolo 281 del Codice Penale che regola il reato di offese contro la decenza viene usato per condannare le persone transgender e i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. nel 2008 è stata affiancata una legge contro la pornografiache è stata usata per portare alla censura di 38 siti a tematica lgbt.
La Malesia, dove vige una legge del 1936 che criminalizza le attività sessuali tra persone dello stesso sesso, il governo ha bloccato svariati siti a tematica lgbt invocando la sezione 233 della legge sui media e le comunicazioni del 1998.
In Russia, è la legge del 2013 contro la cosiddetta “propaganda LGBT” a garantire la sistematica censura di siti e notizie a tematica lgbt. In Iran, invece, il governo non si limita a censurare siti LGBTQ+, ma opera anche una consistente attività di spionaggio e sorveglianza sui cittadini e sulle loro attività online.
Anche l’Arabia Saudita segue le leggi della Shari’a, in base alla quale tutto il sesso al di fuori del matrimonio, comprese le attività sessuali tra persone dello stesso sesso, è criminalizzato. Ed ovviamente anche loro censurano tutto ciò che non piace ai leader religiosi, inclusi i siti lgbt.
Stessa sorte tocca ai cittadini degli Emirati Arabi, erroneamente considerato un Paese meno estremista rispetto ai propri vicini.


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