Adinolfi vuole aiutare gli estremisti di "Ora et labora" a limitare il diritto di scelta delle donne


Si sa che Mario Adinolfi ama fare vittimismo, ma è abbastanza opinabile la sua abitudine ad usare in modo scorretto i termini della nostra lingua per mistificare i fatti. Ad esempio, spaccia per aggressione le pacifiche contestazioni ai suoi comizi e dichiara che qualcuno avrebbe aggredito persone che raccoglievano firme per limitare i diritti delle donne. Poi si verificano le informazioni e si scopre che la presunta "aggressione" di cui parla sarebbe costituita da una persona che avrebbe fatto cadere i loro volantini.
Ma lui dice che ci sarebbero "violenze" contro quei suoi amici che vogliono imporsi sui corpo delle donne e costringerle ad avere figli, promettendo il suo personal impegno perché Giorgia meloni importi dall'Ungheria dalle sadiche prassi che impongono alle donne che decidono di interrompere la gravidanza di ascoltare un suono che viene spacciato per il battito cardiaco del bambino.
L'obiettivo dichiarato da Adinolfi è quello di imporre limitazioni al diritto all'aborto, conquistato dopo anni di lotte da donne che sono anche morte per ottenerlo.

Per raggiungere il suo obiettivo, contribuirà alla campagna di quel Giorgio Celsi che risulta il fabbricatore dei feti in plastica venduti dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus. A capo del gruppo integralista Ora et Labora (nonché referente locale dell'organizzazione Provita Onlus), Celsi si candidò con Adinolfi e propose di multare l'omosessualità., organizzò congressi anti-gay con Silvana De Mari e invitò a votare Salvini perché nemico dei mussulmani.
Infermiere in Brianza, Celsi ama organizzare picchetti all'esterno degli ospedali nei giorni in cui si praticano aborti per aggredire le donne che accedono alle strutture. Fu lui a distribuire alcuni volantini in cui si sosteneva che i gay rappresentino una "minaccia sanitaria" per gli eterosessuali e fu lui a organizzare veglie di preghiere chiedendo a Dio di far assolvere Silvana De Mari, poi condannata in via definitiva mentre era assistita dall'ex senatore Pillon.



Attingendo alla sua consueta prepotenza, Adinolfi dichiara che se lui ha deciso che l'aborto non sarebbe un diritto, bisognerebbe dichiarare che "l'aborto non è un diritto" e imporlo per legge.
Nella sua retorica, la libertà di scelta delle donne non è un diritto, non è un diritto potersi sposare con chi si vuole e non è un diritto permettere ai malati terminali di poter decidere di sottrarsi alle sue torture. Però, dato che lui è un convinto no-vax, sostiene che mettere a repentaglio la salute altrui sarebbe un suo diritto perché lui è "fiero" di aver violato la legge dello stato a tutela della salute pubblica.
1 commento