ProVita: «I veri omofobi sono quelli che non vogliono curare i gay»


Mancano solo sue giorni alla manifestazione di Roma che vedrà riunito il popolo omofobo italiano. Gli organizzatori paiono preoccupati per i numeri ed è così che negli ultimi giorni è stata avviata una massiccia campagna di disinformazione basata su menzogne, falsificazioni e terrorismo psicologico.

Spesso i ragionamenti proposti sono talmente assurdi da apparire quasi divertenti. Si pensi a ProVita e al suo sostenere che una minoranza degli irlandesi fosse favorevole all'approvazione del matrimonio egualitario. Il 605 si è espresso a favore, dierte voi. ma loro sostengono che «si è recata alle urne poco più della metà della popolazione. Dunque, in totale, solo il 36% degli irlandesi ha risposto favorevolmente. Dati alla mano, la minoranza della popolazione».
Tralasciato come l'affluenza sia stata maggiore rispetto ad altre consultazioni, interessante è notare come si presupponga che tutti i non-votanti fossero necessariamente contrari e che lo stato abbia così calpestato i loro diritti...

Ma se questa appare follia, il peggio deve ancora venire. È in un messaggio pubblicato su Facebook che l'associazione torna a sostener che i gay debbano essere "curati". Vantandosi di come le loro campagne d'odio portino alcune persone a vivere con difficoltà la propria omosessualità, sostengono che «la vera omofobia» sia quella dimostrata da chi contrasta fantomatiche "terapie" prive di fondamenti scientifici (e dagli effetti disastrosi se non fatali) che vorrebbero alimentare qual disagio sino a portare all'annientamento di sé.

In un brano intitolato "Omofobi? Non noi ma voi" affermano:

Sono omofobi tutti coloro che non accettano che le persone che vivono un disagio esistenziale vadano aiutate a superare, se vogliono, tale disagio che potrebbe essere connesso con la tendenza omosessuale o transessuale perché non soddisfa nel profondo l'aspettativa di amore e di completamento nell'altro. Le persone che ci sono passate testimoniano che si può recuperare "l'eterosessualità latente" che la natura ha messo in ciascuna persona; si può persino uscire dalla disforia di genere. Del resto l'OMS riconosce il disturbo f66, il "disordine della maturazione sessuale", cioè un insufficiente maturazione nella scoperta di sé.
Quindi i veri omofobi sono i vari Obama, i vari Soloni, che pontificano vietando perfino di parlare di terapie riparative. Sono loro che mentono sapendo di mentire, assicurando alle persone che vivono un disagio che il disagio non c'è. Il risultato -nel migliore dei casi- è quello di seppellire il male di vivere e il dolore nel profondo, sotto un monte di bugie e di illusioni.
E il male di vivere può in qualsiasi momento riemergere con prepotenza, in modo anche violenti, inducendo il soggetto interessato a eccessi, abusi di sostanze e gesti a volte estremi e irreparabili.

Altre chicche riguardano il loro lamentarsi di come qualcuno abbi avuto da ridire sulla loro presenza alla Sapienza di Roma (fingendo di non sapere che la polemica riguardasse l'essersi attribuiti un patrocinio mai chiesto né concesso) o come si gongolino di aver ottenuto l'adesione di una comunità musulmana alla loro manifestazione (anche se fino a ieri li descrivevano come fondamentalisti da cui bisognava scappare).

E se ci siamo già occupati delle bufale che riguardavano il bambino al gay pride, i pannolini sessisti o delle lettere con cui i genitori chiedevano a Renzi di discriminare i loro figli, assurdo è come l'associazione invochi l'intervento del consiglio di disciplina dell'Ordine dei Giornalisti per sanzionare chi ha osato investigare sulle attività Di Tolve, dato che in quel modo -dicono- si sarebbe violata «la privacy di quanti partecipavano al ritiro». Anzi, ipotizzano anche il «configurarsi il reato di diffamazione» perché pare on ci sia diritto nel poter contestare chi propone ideologia contrari alla scienza nel nome del pregiudizio e dell'odio.


Nell'immagine di apertura: Toni Brandy (presidente di ProVita) e Gabriele Tasso (sindaco di San Pietro Mussolino) durante il tour di conferenze in cui il russo Alexey Komov proponeva la politica russa come l'unica accettabile in temi legati ad omosessualità ed educazione.
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