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Regione Lombardia presenta il suo nuovo convegno a senso unico per la propaganda dell'omofobia

I nazisti esigevano che gli ebrei pagassero di tasca propria il biglietto del treno che li avrebbe condotti nei campi di sterminio. È più o meno quanto sta avvenendo oggi in Lombardia, dove la giunta Maroni utilizzerà i fondi pubblici (e quindi derivanti anche dalle tasse dei gay) per promuovere una crociata d'odio nei confronti della comunità lgbt.
È con toni da ultrà non certo confacenti ad un rappresentante pubblico che Cristina Cappellini, fiera sostenitrice delle Sentinelle in piedi nonché assessore alle culture, identità e autonomie della regione, ha annunciato i piani per promuovere la folle ideologia portata in piazza dal Family Day. Regione Lombardia sarà al fianco di chi chiede distingui di stampo fascia nel determinare come alcune famiglie debbano essere ritenute più meritevoli della altre.
Pare anche che l'assessore dimentichi che il suo ruolo la dovrebbe portare ad essere rappresentante di tutti i cittadini e non solo di una parte di essi, tant'è che è da pelle d'oca l'azione ideologica con cui si è lanciata nell'invitare i sindaci lombardi ad alimentare la fobia verso qualunque forma di diversità, spingendosi sino a definire «coraggiosi» quei sindaci che hanno abusato della propria posizione per esporre vergognosi cartelli anti-gender (e non appare un caso che tutti quei sindaci siano anche suoi compagni di partito).
Inoltre era già stato annunciato che il logo dell'Expo verrà utilizzato per ostentare l'omofobia della giunta dinnanzi al mondo intero. Il messaggio sarà chiaro: i gay non siano cittadini graditi nella Lombardia di Maroni.

Sarà poi la storia a decidere, ma non è neppure da escludersi che la giunta Maroni stia mettendo a rischio la vita di migliaia di cittadini. Il susseguirsi di convegni ideologici, violenti e tutti rigorosamente a senso unico (è già stato mostrato come il dissenso non sia tollerato dalla propaganda) non solo alimenteranno l'ostilità della società, ma rischiano di indottrinare all'odio anche i genitori di adolescenti gay. Probabilmente qualcuno reagirà, qualcun altro lascerà l'Italia per vivere in un Paese civile che riconosca i loro diritti... ma purtroppo qualcuno sarà anche spinto al suicidio dinnanzi ad un rifiuto che dovesse giunger anche fra le mure domestiche.
Sarà forse quello il motivo per cui tra i relatori ci sarà anche Massimo Gandolfini, un personaggio che va in giro a sostenere che quei suicidi non siano imputabili all'omofobia ma siano dettati dal fatto che i gay sono dei disagiati (anzi, attraverso le pagine de La Croce si è pure lanciato nel sostenere che non c'è motivo per non considerare l'omosessualità una vera e propria malattia sessuale).
Al suo fianco altri nomi noti degli attivisti che vedono nella famiglia tradizionale l'unica formazione sociale meritevole di tutele e di diritti, come Giovanna Rossi e Gian Carlo Blangiardo. A coordinare il tutto ci sarà un relatore assolutamente di parte come Luigi Amicone, direttore della rivista omofoba Tempi.

Di seguito il testo del discorsi di Cristina Cappellini, ossia un rigurgito che si commenta da sé per l'uso di termini inaccettabili e per il continuo ricorso a strumentalizzazioni ideologiche che calpestano la dignità di migliaia di cittadini che la donna dovrebbe rappresentare:

Per il prossimo importantissimo convegno sulla Famiglia, che si svolgera' al Pirellone il 17 ottobre e che abbiamo deciso di intitolare "Nutrire la famiglia per nutrire il pianeta", faccio un appello ai sindaci lombardi,
che rappresentano un punto di riferimento straordinario e indispensabile per i cittadini: seguiteci nella nostra battaglia contro l'invadente ideologia gender, che mira a stravolgere la società e il futuro dei nostri bambini, sostenendo, al contrario, l'istituto della Famiglia come nucleo basilare delle nostre comunità. Una battaglia, anche culturale, che ha visto già le adesioni di sindaci coraggiosi e determinati come quelli di Prevalle e di Capriolo, in provincia di Brescia.
Invito pertanto tutti i sindaci che hanno aderito e stanno aderendo alla nostra battaglia pro famiglia naturale a partecipare al convegno del 17 ottobre, dove riceveranno il nostro forte plauso e quello dei cittadini presenti.
Il 17ottobre, sulla scia del primo convegno in difesa della Famiglia naturale, che si è svolto lo scorso 17 gennaio, ci saranno illustri relatori, che si confronteranno su temi che riteniamo fondamentali per il futuro delle nostre comunità, ossia le politiche a sostegno della famiglia e come poter regalare una società migliore ai nostri figli.
Sono confermati per ora alcuni dei relatori che interverranno nella prima parte del convegno, e sono: Massimo Gandolfini, promotore, attraverso il comitato "Difendiamo i nostri figli", della grandissima manifestazione che lo scorso giugno portò in piazza a Roma oltre un milione di persone; Giovanna Rossi, ordinario di Sociologia della famiglia e direttore del Centro studi e ricerche sulla Famiglia dell'Università Cattolica; Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Demografia e Statistica dei flussi migratori alla Statale di Milano. L'incontro sara' moderato dal direttore della rivista 'Tempi' Luigi Amicone".
Siamo certi che, a differenza del Governo Renzi, concentrato sulla presunta necessità di approvare in fretta la legge sulle unioni civili, dimenticando le politiche attive per la famiglia, Regione Lombardia continuerà a dimostrare anche su questo tema la propria concretezza e il
proprio buon senso.

Per la serie: votate noi e noi vi garantiremo odio verso i gay, promettendo che i vostri figli avranno un bellissimo futuro (ma solo se eterosessuali) grazie la fatto che il nostro scopo è di escludere dalla dignità di famiglia una parte della cittadinanza in modo da poterli sfruttare economicamente per garantirvi privilegi esclusivi. Ed ovviamente c'è da fidarsi di una donna che parla di «più di un milione di persone» presento in una pizza che fisicamente non avrebbe mai potuto contenerne più di 150-200 mila persone.
Ma forse la negazione della realtà e la propaganda dell'odio sono l'ultima carta rimasta ad una fra le peggiori amministrazioni che la Lombardia ricorsi. Perché il sostenere che la famiglia debba essere "difesa" attraverso la reintroduzione di dogmi fascisti non appare sensato in una regione dove le famiglie sono realmente in pericolo, ma non certo per colpa dei gay. Qualcuno potrebbe azzardare che le famiglie sarebbero maggiormente difese se la Regione non avesse ridotto la sanità (la più cara d'Italia) ad lusso riservato a pochi o se i soldi destinati alla promozione del territorio non venissero usati per il finanziamento di Comunione e Liberazione...


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