L'Uccr torna a sostenere che l'omofobia non c'entra: i gay si suiciderebbero perché disagiati


L'integralismo cattolico è solito muoversi in branco, in una tattica propagandistica volta a rilanciare da molteplici piattaforme le medesime menzogne in modo da farle percepire come una verità rivelata. La nuova frontiera è il cercare di far credere alla gente che i gay siano persone malate.
Adinolfi ha convocato Luca Di Tolve per i suoi convegni elettorali, ProVita Onlus sostiene che l'omosessualità possa essere "curata" mentre La Nuova Bussola Quotidiana si lancia nell'asserire che l'orientamento sessuale venga alterato dalla pornografia. Come sempre non manca neppure l'appoggio dei vescovi, con la benedizione impartita da Avvenire alle diocesi che vogliono "curare" i gay dal loro naturale orientamento sessuale.
Lo scorso aprile fu Massimo Gandolfini a sostenere che «i gay si suicidano perché disagiati» e che «l'educatore deve spingerli all'eterosessualità». Quelle parole ottennero l'immediato sostegno da parte di Mario Adinolfi, così come l'Uccr si premurò di sostenere che l'omofobia non uccide e che «tanti omosessuali sostengono che il problema è in realtà lo stile di vita gay».
Padre Carbone avrebbe voluto sostenere quella stessa tesi anche al Metting di Rimini, ma l'attenzione mediatica rivolta all'evento fece sì che i giornalisti verificassero le fonti per denunciare come i dati fossero stati invertiti ed alterati. Ed è proprio questo una spetto importante che mostra la strategia comunicativa dell'integralismo: le loro teorie vengono spacciate principalmente su giornali di nicchia in modo che possano creare pregiudizio senza rischiare di essere sottoposte ad una verifica serie. Grazie alla disinformazione incontrollata si potrà dunque armare un esercito di personaggi pronti a farsi pilotare come burattini. Solo qualche giorno fa il portavoce della Manif Pour Tous scriveva su Twitter: «La CEI non sposta più le masse, noi sì». Il «noi» era evidentemente riferito a quei gruppi che usano l'omofobia per ottenere potere politico nella speranza di poter poter dettare legge anche se rappresentanza di una minoranza.

L'ennesima dimostrazione di come la ripetizione venga usata per inculcare il pregiudizio ci giunge dall'ennesimo articolo dell'Uccr in cui il gruppo integralista torna ancora una volta a ripetere quelle falsità. Il tutto sempre con riferimenti alle stesse persone e sempre con i toni di chi pare aver scoperto un qualcosa di nuovo. L'intento dell'articolo pare evidente già dal titolo: "Anche nella Svezia gay-friendly, il tasso di suicidi omosessuali è tre volte maggiore".

Si parte con il sostenere che:

«Il disagio che viviamo non è causato solo dal mondo esterno, ma sopratutto dalla nostra pratica omosessuale e da ciò che viviamo». Con queste parole il giovane giornalista Philippe Ariño, omosessuale dichiarato, ha spiegato le numerose difficoltà di vita purtroppo sperimentate dalle persone con attrazione dello stesso sesso.

Forse sarebbe stato bene precisare che il 36enne Philippe Ariño (nella foto) è uno dei massimo esponenti della Manif Pour Tous francese e che sta facendo un sacco di soldi grazie all'appoggio dell'integralismo cattolico in una campagna di diffamazione di gay e lesbiche. Anzi, nel 2014 sfruttò la popolarità acquisita in quegli ambienti per tentare una carriera politica.
Prendere per oro colato le sue parole sarebbe come rifiutarsi si mettere in dubbio le parole di un imbonitore che vuole venderci qualcosa. Eppure è attraverso una serie di taglia e cuci che il sedicente sito cattolico passa spiegare perché i gay sarebbero persone disturbate che penserebbero solo ed elusivamente al sesso:

«Il rifiuto della differenza sessuale, che è la fonte della nostra esistenza e della nostra umanità, porta gravi conseguenze. Le persone appaiono divise, con una ferita», ha proseguito. Queste “gravi conseguenze” sono puntualmente certificate da decine di studi scientifici, tanto che addirittura l’agenzia di pianificazione familiare delle Nazioni Unite (UNFPA) ha riconosciuto la «significativa prevalenza di violenza domestica tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con gli uomini», rilevando altissimo tasso di promiscuità e il fatto che «sono più propensi a utilizzare alcol e droghe rispetto alla media della popolazione generale», soprattutto per mantenere ad «alto livello» le compulsive prestazioni sessuali.

Ogni singola parola meriterebbe una smentita, ma per farla breve basti notare che le violenze domestiche segnalate dall'UNFPA sono legate allo stato di stress legato alle discriminazioni sociali (risultando maggiori laddove c'è più omofobia), così come il sostenere che l'uso di droghe «soprattutto» per il sesso pare in contrasto con lo studio stesso che, da pagina 135, spiega che «gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini possono far uso di alcool e droghe per le stesse ragioni del testo della popolazione in generale». Riguardo alle esperienze specifiche si cita uno uso di alcol o droghe per «affrontare l'ansia, la depressione, l'isolamento e la solitudine che derivano da stigma, l'omofobia e l'emarginazione sociale», così anche il possibile uso per ottenere prestazioni sessuali più lunghe. Ma da qui a dire che «soprattutto» quella sia la ragione è un voler evidenziare una delle possibili cause prese in esame solo perché utile a creare stima sociale contro una parte della popolazione che si vuole colpire.
Nonostante quella sia una delle tesi esposte nella ricerca da loro stessi citata, il sito passa a sostenere che l'omofobia non influisca sul benessere dei gay e che sia tutta un'invenzione delle associazioni:

Quasi sempre le associazioni Lgbt giustificano questi dati accusando la società di omofobia: le generalizzate discriminazioni nei loro confronti porterebbero le persone omosessuali a soffrire di questi disturbi. Una spiegazione che tuttavia è stata ancora una volta smentita da una ricerca pubblicata recentemente sull’European Journal of Epidemiology, in cui i ricercatori hanno valutato il tasso di suicidio in Svezia, confrontando coppie omosessuali sposate a coppie eterosessuali sposate. [...] i risultati sui disagi vissuti dalle persone omosessuali sono gli stessi che vengono verificati in tutto il resto d’Europa, tanto che, si legge, «il rischio di suicidio è più elevato tra gli individui dello stesso sesso sposati rispetto agli individui sposati di sesso diverso».

Se è difficile commentare uno studio sulla base di una sinossi, interessante sarebbe capire in che modo quelli dell'Uccr abbiano così tanta certezza nell'asserire ciò che i ricercatori pongono come una domanda. Non a caso lo studio si intitola "Suicide in married couples in Sweden: Is the risk greater in same-sex couples?".
Viene ininolre evidenziato che il campione non è significativo, così come lo stigma sociale è indicato fra le possibili cause. Ma il dettaglio più interessante ignorato dall'Uccr non abbia notato neppure un altro punto è il notare come il numero di suicidi fra le coppie dello stesso sesso con figli sia pari a zero.
Opinabile è anche il loro voler negare l'evidenza per sostenere che l'omofobia non incida sui tassi di suicidio, quasi volessero giustificarla e difenderla anche a fronte delle evidenze su quanto danneggi la vita delle persone lgbt. Ma forse tali domande sono troppo profonde dinnanzi a chi cita un articolo in cui non si parla di quello studio per trarne un commento:

«Inutile negare la realtà», ha commentato l’intellettuale omosessuale Philippe Ariño, «viviamo un malessere, ma spesso non ne parliamo direttamente. La vera libertà è quella di riconoscere l’attrazione omosessuale per quella che è, cioè il sintomo di profonde ferite dell’identità affettiva». Bisognerebbe abbracciare queste persone, far loro presente che è possibile una riscoperta della propria vera identità. Certamente, le ferite non si emargineranno mai credendo al mito dell’omofobia spacciato come tappabuchi dall'associazionismo lgbt. Il quale non vuole affatto il loro bene.

Forse saremo noi all'antica nel pensare che un commento dovrebbe riguardare ciò a cui lo si attribuisce, ma qui pare di essere dinnanzi ad una frase estrapolata praticamente a caso. Anzi, nel caso specifico pare impossibile ritrovare l'intero virgolettato, così come la prima parte parrebbe estrapolata da una risposta in cui si parlava di stupri. Ma forse una parte valeva l'altra dato il tenore della fonte citata che emerge chiaramente dinnanzi ad un Ariño che si lancia nel sostenere che «nel 1991 l'OMS ha smesso di considerare l'omosessualità come patologico. È stato positivo da un lato, ma ha anche avuto un effetto molto negativo dato che gli omosessuali si sono stati trovati a soffrire quando hanno capito che non era vero. Nessuno lo dice, ma è una patologia».

Dato che all'Uccr piace così tanto citare frasi decontestualizzate che possano "argomentare" le loro teorie, magari potrebbero citare anche le centinaia di studi che testimoniano come la violenza psicofisica da loro auspicata spinga numerosi adolescenti ad un abuso di droga ed alcool, nonché a far generare comportamenti autolesionistici che possono culminare con il suicidio.
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