Secondo Amato, i bambini sono oggetti di "proprietà" dei genitori da poter indottrinare a piacimento

«Le esperienze delle dittature genocide del secolo scorso hanno dimostrato come le dittature siano sempre state tentate di sottrarre la funzione essenziale della famiglia. Si teorizzava che i bambini dovessero essere sottratti ai genitori e sottoposti all'indottrinamento dello stato. Il comunismo teorizza che il bambino appartiene alla società e non ai genitori». È quanto afferma Gianfranco Amato in un video propagandistico curato da Nicola Pasqualato con cui la sua lobby si è lanciata nello sciacallaggio dei fatti di Bibbiano attraverso i commenti del loro "generale" e l'intervento del forzanovista Matteo Castagna (oggi riciclatosi nella Lega).
Se pare surreale osservare quale dietrologia terroristica sia stata creata dalla setta di Amato davanti a fatti che paiono basarsi sul più semplice concetto del fatturato di un gruppo criminale, significativo è come Amato si lanci anche nel sostenere che i bambini «appartengano» ai loro genitori e che questi dovrebbero poterne disporre proprio piacimento,  quasi come se si trattasse di figure prive di diritti individuali.
Il concetto viene ribadito dallo stesso Nicola Pasqualato, il quale riconduce le teorie di Amato al sostenere che «la priorità educativa in capo alla famiglia troppo spesso viene sottratta dalla scuola educando anche contro quelle che sono i pensieri voluti dalla famiglia». Ed ancora, sostiene che «stiamo assistendo sempre di più ad una intromissione da parte dello stato non solo nell'educazione che le famiglie intendono impartire ai propri figli. Lo vediamo, nel caso Bibbiano, nella gestione fisica del bambino. Ma sicuramente la manipolazione del pensiero, con l'imposizione di stigmi obbligatori la osserviamo tutti i giorni nel mondo della comunicazione».
Se si considera che Pasqualato ha aperto una "scuola parentale" che serve a sottrarre i bambini all'istruzione pubblica per impartirgli un indottrinamento integralista, facile è capire il fine di queste sue parole.

Proponendo come "documentazione" delle sue teorie i servizi del Tg2 salviniano e le interviste del vicedirettore del quotidiano filo-leghista di Maurizio Belpietro, troviamo anche un Amato che si lancia nel suo consueto complottismo nell'affermare che il «mainstream» censurerebbe «la verità» di cui lui di auto-proclama detentore. Ed ovviamente dice anche che «un gruppo omosessualista» di Torino censuri la sua «verità» accusandolo di omofobia attraverso «modalità staliniane» dato che esiste «un pensiero unico che non si distingue dalle altre dittature».
Riportando il tutto a questioni ben più politiche, il video inizia a lamentare che dei globalisti cattivi censurerebbero i sovrainnesti che incannaggio ad una Patria sedicente "cristiana" in cui ogni libertà altrui venga vietata per legge sulla base del volere di chi si auto-proclama detentore del volere di Dio contro la vita e contro le famiglie che non risultano specchio riflesso sei suoi tiramenti de dei suoi pruriti sessuali.
Il video della lobby di Amato passa così a sostenere che «il protagonista di oggi che ha costruito un rapporto diretto con i propri elettori è senza dubbio Matteo Salvini», proponendo alcune clip del loro "capitano" come "prova" del loro sostenere che il leader leghista avrebbe «costruito con evidente successo» una controinformazione al main stream grazie ai video di propaganda che ha diramato sui social network.
Secondo Pasqualato, «gli italiani si sono accorti che i media del mainstream raccontano bugie e hanno deciso di premiare Matteo Salvini che ha capito e denunciato questa cosa e irrompe nel sistema della informazione controllata parlando direttamente ai cittadini, trasmettendo loro notizie dirette. Immaginiamo le notizie dell'avviso di garanzia che ha ricevuto il ministro, abbiamo potuto notare la differenza di come viene manipolata e malmessa l'informazione e come l'informazione vien edata direttamente dai protagonisti. Gli italiani hanno deciso di premiare Matteo Salvini e Matteo salvini vince nel consenso».
Qualcuno potrebbe anche osservare che Salvini ha semplicemente scelto la strada della propaganda priva di contraddittorio che veniva veicolata attraverso slogan pubblicitari studiati da un team gestito da Morrisi (che costava mille euro al giorno messi in conto ai cittadini) o che ad essere premiata non sia stata tanto la comunicazione quanto la promessa di poter ottenere privilegi sulla pelle dei più deboli attraverso una disumanità di stato che togliesse ai deboli per dare ai ricchi. Ma è forse per negare tale evidenza che la lobby di Amato si affretta a sottolineare come il loro "capitano" amasse mostrare e ostentare simboli sacri come mezzo di propaganda.

Osannando un politico che agita rosari e madonnine mentre invita ad abbandonare i naufragi alle acque del Mediterraneo o mentre invita a rendere al suolo i rifugi dei più poveri, Pasqualato se ne esce con frasi come: «Per Giuseppe Conte, promuovere il crocefisso sono episodi di incoscienza religiosa». «Per Conte il principio di laicità viene offeso dal crocefisso». «Matteo Salvini non si vergogna di professare pubblicamente il suo orizzonte valorizzale rappresentato dal crocefisso».
A lui si è aggiunto Gianfranco Amato, il quale sostiene che «Conte ha gettato la maschera per aderire all'élite massonica di Bruxelles» che a suo dire avrebbe «sostituito il cristianesimo con l'umanesimo» e che l'umanesimo sia «anticristiano». Il fine del suo discorso è un invito a creare una contrapposizione in cui il sedicente "cristiano" deve poter imporre il proprio pensiero a chi ha altre idee, in una sorta di nuova crociata volta a reprimere qualunque libertà individuale non piaccia ai leader religiosi. Ed infatti iniziano a sostenere che i loro seguaci devono votare Lega perché la Lega spende ingenti quantità di pubblico per imporre simboli religioni nelle classi delle scuole o perché la sarebbe contraria a quello che loro definiscono «laicismo».
Certo, solo pochi anni fa Salvini venerava «le sacre acque del Po», ma si sa che i fatti non importano a chi vuole usare la religione come mezzo di propaganda politica contro le libertà altrui.

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