Siti porno. Il filtro della Lega è parte dell'agenda di Brian Brown

Il senatore leghista Simone Pillon dice che tutelare gli adolescenti dai reati di matrice omofobica sarebbe una «dittatura del politically correct», ma poi propone un articolo di legge che vorrebbe introdurre una censura bigotta della rete introdotto con la scusa di voler tutelare i minori. Esatto: la legge contro l'omofobia no, la censura sì. Inoltre, qualora il maschio risulterà l'intestatario del contratto telefonico come spessoavviene, figli maggiorenni e mogli dovranno chiedere a lui il permesso di poter navigare liberamente in rete. Per legge.

Col supporto di Salvini, Pillon provò anche rendere i divorzi più costosi, a cancellare gli assegni per il mantenimento dei figli e ad introdurre un distinguo sul sesso dei genitori. Ma non pare una casualità: tutte le proposte di Pillon paiono tutte rientrare nell'agenda delle lobby evangeliche e ortodosse che lui patrocinò a Verona.
Dietro al World Conference of Families c'è un un giro d'affari da 216 milioni di dollari all'anno e i loro rappresentanti erano ospiti d'onore al congresso in cui Matteo Salvini venne nominato segretario. Loro sostengono che le donne lavoratrici, il divorzio e l’omosessualità siano la causa del «declino» della «famiglia naturale», da loro intesa come un uomo spostato con una donna sottomessa che se ne stia in cucina mentre i figli vengono istruiti in casa in modo da impedire possano sviluppare pensieri autonomi in contrasto con quelli del loro padre-padrone. Ed è quello a cui la Lega e Salvini pare stiano cercando di infliggere agli italiani.


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