Mirko De Carli dice di aver "vinto" perché ci ha minacciato di imprecisati "giudizi"


Mirko De Carli, in qualità di dirigente nazionale del partito omofobo di Mario Adinolfi, dice di aver vinto. Non sappiamo cosa, ma sappiamo che lo disse pure quando sostenne di aver contribuito in modo decisivo all'affossamento di un legge contro i crimini d'odio che avrebbe tutelato milioni di minorenni vittima di bullismo. In quell'occasione sostenne che l'omofobia sarebbe una sua "liberta di espressione" da esponente politico ce dà del "fr*cio" a Michele Bravi. E pazienza se, nei giorni scorsi, quella sua presunta "liberta di espressione" si è tramutato in un esplicito invito del suo partito ad andare per spogliatoi a "riempire di botte" le donne trans.
Questa volta il signor Mirko De Carli parrebbe sostenere di aver "vinto" perché ha risposto con intimidazioni e calunnie ad una semplice domanda su chi fossero gli imprecisati "attivisti lgbt" che lui accusava di "insulti e minacce". Infatti è quanto asseriva in un post in cui tentava di promuovere l'intervista in cui si diceva vittima di "censura" perché Facebook non gli lascia dare del "fr*cio" a Michele Bravi nonostante lui rivendicasse il diritto di poter dare del "fr*cio" a chiunque volesse perché Checco Zalone avrebbe usato quel termine nei suoi film. Ma dato che nell'intervista non parlava di quei presunti reati penali di cui si dichiarava vittima sui social, gli avevamo semplicemente chiesto di essere più esplicito per garantire il diritto di replica alle imprecisate vittime delle sue invettive.
Al posto di rispondere, ci ha minacciato di imprecisati "giudizi" e ha asserito alcune falsità sul nostro conto quasi volesse insinuare faremmo qualcosa di illegale. Un esempio per tutti, si è inventato che i nostri server si troverebbero all'estero (cosa che sarebbe del tutto legittima) nonostante paia strano non sappia siano collocati in provincia di Bergamo dato che è proprio lì che la sua avvocatessa ha inviato una diffida in cui chiedeva la nostra censura senza passare dall'autorità giudiziaria.

Proponendo un surreale taglia-cuci in cui ha omesso il contesto, è su Instagram Stories che il signor De Carli ha pubblicato questo:



Non abbiamo capito cosa avrebbe "vinto" nello scrivere un messaggio che puzza di intimidazione, ma ci pare legittimo ritenere che chi mente sui fatti nel tentativo di screditare le idee altrui abbia già perso in partenza.
E se noi non ci nascondiamo proprio da nessuno, forse De Carli ha ragione a dire che si dovrebbe avere "paura" di loro dato che sono stati alcuni fan di Adinolfi a dirsi pronti a organizzare «una spedizione punitiva alla Charlie Hebdo» che avesse l'obiettivo di ucciderci in modo da ridurci al silenzio.
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