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La Cassazione e l'ira del Vaticano

Puntuale come la morte o le tasse, è arrivata la replica del Vaticano alla sentenza della Cassazione in cui si sanciva che il ritenere una coppia gay inadatta a crescere un figlio sia solo un «mero pregiudizio».
Se da un lato il quotidiano dei vescovi ha scritto che la decisione «cancella tutto ciò che l'esperienza umana, e con essa le scienze psicologiche, ha elaborato e accumulato in materia di formazione del bambino», il presidente del Pontificio consiglio della famiglia Vincenzo Paglia ha tuonato: «L'adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce, cioè: come ho diritto a questo, ho diritto anche a quell'altro».
Curiosa è il riferimento al bambino come «una sorta di merce», dato che il pronunciamento riguardava l'affidamento di un minore dopo la sentenza dei figli (un caso in cui la "contrattazione" esiste anche nel caso di genitori eterosessuali). Allo stesso modo i riferimenti di Avvenire a studi psicologici risulta piuttosto fuori luogo, dato che nella maggior parte dei casi sono stati solo quelli finanziati da loro a giungere a quella tesi (in contrasto con altre ricerche indipendenti). Nel sentir queste parole verrebbe voglia di ricordargli che tutti gli studi sono invece concordi nel ritenere che le violenze sui minori abbiano gravi conseguenze, ma in quel caso hanno spesso preferito proteggere i preti pedofili piuttosto che curarsi della salute del bambino (in quel caso con danni certi anziché puramente ipotetici o dettati dal pregiudizio).


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