Legge contro l'omofobia: tra terapie riparative e diritto all'odio, il centro-destra punta alle pregiudiziali


Dopo lo stop per le vacanze estive dei parlamentari, alla Camera è ripresa la discussione del progetto di legge contro l'omofobia. Nonostante i 350 emendamenti presentati l'abbiano praticamente svuotata del suo significato originale (se non addirittura resa controproducente attraverso il riconoscimento di un presunto diritto all'omofobia legato a «motivi religiosi»), l'offensiva fortemente incoraggiata durante l'intera estate dalla Chiesa Cattolica pare ora destinata a prendere forma con tre mozioni presentate da Lega, Pdl e Fratelli d'Italia. Ancora una volta, così come già accaduto nel 2009 e nel 2011, la strada scelta dal centro-destra è quella di una pregiudiziale di incostituzionalità.
La Lega sostiene che la norma andrebbe a privilegiare le persone offese «in ragione del proprio orientamento sessuale», risultando così discriminatoria «senza alcuna ragionevole giustificazione» verso i soggetti «eterofobi, misogini o misantropi». Secondo loro, inoltre, i termini "omofobia" e "transfobia" risultano troppo generici perché un giudice possa agire in loro difesa. A firmare tale tesi troviamo i deputati Giorgetti, Molteni, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Gianluca Pini, Prataviera e Rondini.
Il Pdl, invece, preferisce sostenere che l'omosessualità sia «una condizione che può essere positivamente risolta, superando situazioni difficili, come in più d'un caso è accaduto» (in altre parole, può essere "curata") ed è inconcepibile condannare l'odio dato che «l'odio è una tra le passioni che compongono naturalmente la psicologia umana, che fanno da tramite tra la vita sensibile e la vita morale della persona». Come tale si tratterebbe di un sentimento non punibile «in sé e per sé, a meno di non voler tornare ai sistemi giuridici degli Stati totalitari». La mozione è stata firmata da Pagano, Roccella, Dorina Bianchi, Saltamartini, Fucci, Distaso, Vignali, Palese, Alli e Pizzolante.
Giorgia Meloni ed Edmondo Cirielli (gli unici due deputati di Fratelli d'Italia) hanno preferito occuparsi direttamente della curia e si dicono preoccupati di un reato d'opinione che finirebbe con il punire chi esprime «il dissenso per i matrimoni gay o la contrarietà all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali o semplicemente affermando, in base al proprio credo religioso, che l'omosessualità sia un peccato». Secondo loro, dunque, a rischio ci sarebbe «la libertà di espressione» e «una vera e propria discriminazione religiosa» verso quei sacerdoti che non potrebbero più esprimere le proprie idee.

Via: Gay.it
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