È morto, dopo sei mesi di coma, il 21enne cileno aggredito perché gay


Era stato aggredito lo scorso ottobre ed ora, dopo sei mesi ci coma, Wladimir Sepulveda si è spento in un ospedale di Santiago del Cile. Aveva solo 21 anni. Gli investigatori non hanno dubbi sul movente omofobo del gesto.
Lo scorso ottobre il ragazzo stava semplicemente tornando a casa dopo essere stato alla spiaggia di San Francisco de Mostazal insieme a due amici, quando un gruppo di quattro uomini e due donne lo ha fermato ed ha sferrato il proprio attacco al grido di: «Vogliamo fare una strage di voi froci». Dopo una prima colluttazione i ragazzi sono riusciti a scappare ma Wladimir è stato raggiunto, gettato a terra, preso a pugni e colpito con calci alla testa. Quando i suoi amici sono riusciti a raggiungerlo, Wladimir risultava già in uno stato di incoscienza. Ora, dopo un coma durato sei mesi, è morto a causa delle ferite che gli sono state inflitte per la sua unica "colpa" di essere gay.
«Questa nuova morte mette a nudo quanto dobbiamo ancora avanzare come società» ha dichiarato il portavoce della presidenza, Alvaro Elizalde. Nel suo discorso ha anche citato il caso di Daniel Zamudio (un altro giovane gay cileno uccido nel 2012) e la normativa anti-discriminazione che venne approvata in seguito al clamore suscitato dalla sua morte (introducendo aggravanti per i reati legati a motivi razziali, religiosi o di discriminazione sessuale). Dato che la norma venne approvata solo dopo l'omicidio, non poté essere usata nei confronti dei suoi assassini, ma ora il procuratore incaricato preannuncia la sua intenzione di far rientrare il processo per l'omicidio di Wladimir nell'ambito della "legge Zamudio".
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