Il nazismo è tornato


Lo scorso anno si annunciò la discussione della legge contro l'omofobia a settembre e l'estate venne caratterizzata da un'ondata di propaganda omofoba senza precedenti. Ora che Renzi ha promesso che a settembre si discuterà una legge sulle unioni civile per le coppie formate dalle persone dello stesso sesso, è facile prevedere che anche i prossimi mesi saranno particolarmente "caldi".
Se la legge contro l'omofobia pare sia stata dimenticata per strada, a far riflettere è soprattutto la modalità con cui alcuni gruppi cattolici e neonazisti hanno cercato di fermarla, ricorrendo a concetti e modalità comunicative che ricordano un buio passato.
Si pensi, ad esempio, come la stampa cattolica abbia passato l'ultimo anno ad utilizzare incessantemente termini come «difesa della famiglia naturale» o «libertà di opinione». Il nazismo le chiamava schlagwörter ed erano le parole chiave che venivano inserite nei manifesti e nelle comunicazioni propagandistiche al fine di farle assimilare come un dato di fatto. Non è difficile capire che la libertà di discriminazione non sia un qualcosa di sostenibile (l'opinione non ha mai ucciso nessuno, l'omofobia sì) o che non ci sia nulla da "difendere" nel riconoscimento di forme sociali che esistono da millenni... eppure la ripetizione di quei termini fa sì che ci siano persone davvero pronte a crederci.
«Il nazismo si insinuava nella carne e nel sangue della folla attraverso le singole parole, le locuzioni, la forma delle frasi ripetute milioni di volte, imposte a forza alla massa e da questa accettate meccanicamente e inconsciamente», scrive V.Klemperer nel volume "La lingua del Terzo Reich".

Lo scorso dicembre Avvenire si scagliò contro le linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT, criticando duramente gli fosse stato chiesto di non agganciare la parola «gay» ad altri termini con l'intento di aggiungere dei distinguo che non esistono. Negli anni '30 il giurista del Führer, Carl Schmitt, sostenne che nel fare citazioni «l'aggiunta della parola e della caratterizzazione "ebreo" non è qualcosa di esteriore ma qualcosa di essenziale» dato il distinguo che creava.
Oggi si denunciano i professori che suggeriscono agli studenti dei libri che parlano di gay, ieri si sosteneva la necessità di impedire la lettura di libri ebrei data «l'inquietante suggestione che deriva dal fatto che opere ebraiche sono ancor oggi esposte nei seminari giuridici e sollecitano gli studenti a rivalutare il patrimonio di pensiero ebraico». Non si deve conoscere per non rivalutare, ecco la chiave.
Ed ancora, il tema della «minaccia alla società» non è dissimile dalla paura che il gerarca nazista Robert Ley cercò di incutere con il discorso pronunciato ad Innsbruck il 10 maggio 1939: «Noi -disse- non avremo pace fino a quanto l'Ebreo non sarà stato annientato nel mondo intero». Ed ecco che lo sterminio veniva presentato come una necessità per la difesa del proprio status quo.
Infine i vari concetti come la fantomatica «lobby gay» o tutti i vari progetti distruttivi della famiglia e della società attribuiti ai gay ricordano quando il 1° settembre 1939 lo stesso Adolf Hitler sostenne che «gli Ebrei tramano una guerra mondiale internazionale per annientare i popoli ariani».

Dal punto di vista più ideologico, invece, non si è molto lontani dalla teoria hitleriana della razza. Nel suo libro "Mein Kampf" (1925), Hitler illustra la sua idea di un'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra è l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di dominare.
Oggi si dice che l'orientamento sessuale con cui si nasce dev'essere motivo di un diverso accesso ai diritti, sostenendo la necessità di far sì che l'eterosessualità «domini» sull'omosessualità. Ed è così che si spiega la contrarietà ad un riconoscimento giuridico simile, chiedendo a gran voce che gli altri siano collocati su un gradino inferiore. Una richiesta che parrebbe finalizzata a garantire uno svantaggio, conferendo così maggior potere all'orientamento sessuale predominante.

Ha senso rimanere indifferenti mentre qualcuno reputa accettabile chi vuole riportare l'Europa (se non il mondo intero) a rivivere una fra le pagine più buie e tristi della sua storia. Com'è possibile che persino in Parlamento ci siano personaggi pronti ad offrire il proprio appoggio a quella propaganda?
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