La lobby dell'odio, tra referendum slovacchi e richieste al governo italiano


Sarebbe molto semplicistico pensare che l'omofobia russa sia nata dal nulla grazie all'iniziativa del deputato russo Vitaly Milonov. La sua legge contro la cosiddetta «propaganda gay» introdotta a San Pietroburgo ha più che altro l'aria di una prova generale prima dell'introduzione di una legge nazionale, così come puntualmente avvenuto non appena la Russia ha verificato che la popolazione era pronta ad accettare una legge così liberticida e discriminatoria.
Eppure il processo che è ha portato a quella norma è partito molti anni addietro: si hanno prove evidenti di come tra il 1992 e il 1997 le destre fondamentaliste statunitensi abbiano investito cifre considerevoli nell'indottrinamento anti-gay degli studenti russi.
Ad orchestrare il tutto pare ci fosse la Campus Crusade, un'associazione evangelica che fra il 2001 e 2012 ha potuto godere di ben 163 milioni di dollari di donazioni da parte della National Christian Foundation e che nel 2002 ha finanziato una grande campagna anti-gay in Uganda grazie anche all'intervento di Scott Lively (un amico personale del fondatore di Campus Crusade, il Dr. Bill).
Nel 1997 quell'associazione lanciò una campagna volta a raggiungere 42.000 insegnanti di scuola della ex Unione Sovietica, invitandoli ad una conferenza di tre giorni e distribuendo un film che sarebbe dovuto essere mostrato agli studenti per spiegare come «l'etica e la morale cristiana debbano essere essere utilizzate come fondamento per la società». Il passo successivo fu l'invio di centinaia di volontari fondamentalisti americani incaricati di formare gli insegnanti della scuola pubblica russa e dell'ex blocco sovietico (tra cui Ucraina, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Moldavia, Romania, Bulgaria ed Albania) su come «insegnare la morale e l'etica cristiana» a milioni di bambini delle scuole pubbliche nei paesi ex comunisti. Già nel 1991 il sermone pasquale organizzato nella piazza Rossa da Campus Crusade venne trasmesso in televisione su scala nazionale.
Ad incoraggiare quella crociata intervenne anche la Coalition on Revival, una realtà fondamentalista statunitense impegnata nel cercare di imporre la legge biblica in tutti gli ambiti della società mondiale. I bambini russi venivano indicati come «frutti marci» da dover rieducare alla spiritualità evangelica e l'obiettivo primario erano i bambini in età compresa fra i quattro e i quattordici anni dato che, secondo alcuni studi condotti dagli evangelici, quelle era l'età in cui era possibile ottenere il maggior numero possibile di conversioni al cristianesimo.
Il più grande ostacolo alla realizzazione di quel progetto si presentò nel 2002, quando la Chiesa Ortodossa pubblicò uno studio per denunciare i fini della campagna evangelica segreta che si nascondeva dietro all'accordo fra quelle organizzazioni e il Ministero dell'Istruzione. Inevitabilmente quella fu principalmente una battaglia politica per l'egemonia religiosa, tutt'altro che interessata a fermare l'ideologizzazione dei bambini.

Nonostante le campagne condotte in Africa, la Russia è rimasta al centro delle attenzione delle lobby dell'odio. La caduta dell'Unione Sovietica e la crisi sociali sono apparse terreno fertile per un indottrinamento ideologica, così come la sua posizione strategica alle porte dell'Europa non era certo da sottovalutare. Allo stesso tempo le attività condotte sarebbero risultate illegali negli Stati Uniti, motivo per cui era necessario ricercare una roccaforte più ospitale.
Non a caso anche lo scorso marzo è stata la città di Mosca ad ospitare il Congresso Mondiale delle Famiglie (WCF), un evento omofobo a cui hanno preso parte le realtà più integraliste degli stati Uniti e dell'Europa (Italia compresa). Il progetto è quello di ripartire dagli Urali per imporre un'ideologia all'Europa al fine di ottenere maggiore potere e controllo decisionale anche sul piano politico.

Anche il recente referendum omofobo tenutosi in Slovacchia non è piovuto dal nulla. Se a presentarlo è stata una non meglio definita Alleanza per la famiglia, i veri i mandanti appaiono i membri della statunitense Alliance Defending Freedom che nell'ultimo anno hanno investito ben 750mila dollari in progetti anti-gay in Europa. Quell'associazione venne fondata nel 1994 da Bill Bright, già fondatore della Campus Crusade for Christ che si occupò della campagna ideologica in Russia.
In un Paese dove i cattolici sono già riusciti ad ottenere la modifica della Costituzione con un divieto esplicito ai matrimoni gay, vien da sé che i testi proposti fossero del tutto inutili. Eppure il tifo da stadio che li ha accompagnati parrebbe sottolineare la volontà di tastare la possibilità di imporre l'ideologia per legge. Da Radio Vaticana a Tempi, anche le realtà omofobe italiane erano schierate a sostegno del referendum e non dev'essere assolutamente trascurato il fatto che persino il Papa in persona abbia cercato di influenzare il voto. Un pontefice che si presta ad apparire sui manifesti pubblicitari di un'iniziativa voluta da un gruppo d'odio non è certo un fatto da sottovalutare.
La necessità di una vittoria (fortunatamente scongiurata) potrebbe derivare anche dal recente fallimento nell'istituzione di una legge omofoba di stampo russo in Ucraina: un'onta a cui si sarebbe potuto porre rimedio attraverso la colonizzazione ideologica della Slocacchia.

Riguardo alla Alliance Defending Freedom è bene notare come la sua influenza non sia lontana dall'Italia. Nel 2011 intervenne presso la Corte Europea di Strasburgo per impedire che i crocefissi fossero rimossi dai luoghi pubblici in Italia e nel febbraio del 2014 difese l'Italia presso la Corte dei diritti dell'uomo in merito al divieto di celebrazione dei matrimoni gay. Lo scorso dicembre. Lo scorso 21 gennaio, infine, chiese spiegazioni al Governo Italiano sul perché la circolare emanata da Alfano non abbia impedito del tutto la trascrizione dei matrimoni gay contratti all'estero.
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