Onda Pride: si inizia con Verona, Benevento e Pavia

In Italia non siamo certo messi bene. Da sempre fanalini di coda per tutto ciò che riguarda i diritti civili, vantiamo anche la politica più omofoba del vecchio continente. A ciò si aggiunge poi la feroce della campagna d'odio lanciata dall'integralismo cattolico che, attraverso mistificazioni e tentativi di ridefinire il significato delle parole, mira a negare il diritto stesso all'esistenza e alla dignità delle minoranze. Il quadro è stato chiaramente illustrato dal direttore di Tempi che, senza mezze misure, indica Russia e India come esempi a cui ispirarsi per creare una nuova società del bigottimo.
dal canto suo lo stato non sta facendo assolutamente nulla. Il progetto di legge contro l'omofobia è stato affossato una volta modificato per escludere i cattolici dal suo rispetto, la discussione sulle unioni civile viene rimandati di tre mesi in tre mesi e persino gli impegni presi in sede internazionale sono stati disattesi: è di oggi la notizia della decisione di interrompere qualsiasi contrasto del bullismo omofobo nelle scuole. I ragazzi gay saranno dunque lasciati soli, mentre sempre più forte è l'ingerenza che la Chiesa sta esercitando per disseminare odio attraverso professori di religione ideologizzati scelti direttamente dalla curia (anche se a pagarli è la collettività).

In questo clima è dunque sempre più importante ricordare allo stato che i gay esistono e che non si è disposti a scomparire o a nascondersi solo perché la Chiesa preferisce gli eterosessuali. Domani saranno ben tre le piazze che rivendicheranno diritti ed uguaglianza:


«È tempo di riportare in piazza l'orgoglio -commenta Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay- di suonare ancora una volta, ostinatamente, la sveglia a un Parlamento e a un Governo che ancora non sono in grado di riconoscere le vite, i bisogni e le relazioni delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali. È tempo di tornare nelle piazze per stabilire il primato delle nostre libertà su chi semina paure e divisioni, per rimettere al centro del dibattito pubblico la bellezza delle nostre esistenze autodeterminate, continuamente forzate, offese e distorte dalla malapolitica e dalla malainformazione. Eccoci tutte e tutti a mettere in mostra la nostra fierezza, che è precondizione indispensabile di qualsiasi felicità, a dispetto di chi ci vorrebbe "correggere" o addirittura "curare", cavalcando in realtà l'opportunità di truffare i più ingenui, estorcendo denaro con la benedizione della Chiesa e di chi ci governa. Partiamo da tre piazze per riempirle tutte, per chiamare da ogni angolo la gente a sfilare con noi. Dobbiamo pretendere di più, meritiamo un Paese migliore: scendere in piazza, domani come in tutti gli appuntamenti di quest'Onda Pride, vuol dire andarselo a conquistare».


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