Avvenire preferisce l'odio di Adinolfi all'amore di Dio

Alla fine Avvenire è sceso in campo per dare voce alla discriminazione e chiedere che ad alcune famiglia sia negata pari dignità nel nome del pregiudizio e dell'odio. Il giornale dei vescovi ha deciso di schierarsi dalla parte sbagliata dalla storie, dedicando una prima pagina al vergognoso Famnily day che vedrà i leader dell'integralismo cattolico pronti a chiedere che ad altri sia negato ciò che loro esigono gli sia dovuto per diritto di nascita. Personaggi come Amato, Gandolfini, Adinolfie Brandi vengono così trasformati in nuovi (falsi) profeti, pronti a designare un strada che porti voti a determinati partiti politici o che provochi la caduta del Vescovo di Roma in favore dell'ortodossia del patriarca di Mosca.
È una Chiesa che va contro sé stessa, premiando la cattiva fede di chi ha sfruttato l'immagine di Dio per creare odio. È una Chiesa che non crede più nella famiglia, al punto da sostenere che sia necessario «difesa» attraverso l'istituzione di distinguo di stampo fascista volti a negare pari dignità a tutte le famiglie.
Il giornale dei vescovi spiega bene la sua posizione propagandistica con un articolo pubblicato a pagina sette dal titolo "In piazza per dare voce alle famiglie", con sottotitolo "Il 30 gennaio manifestazione a Roma: evento aperto a tutti, sereno ma fermo". Insomma, la loro idea di famiglia non è più un luogo in cui si condivide amore e progetti comuni, in cui si cresca e ci si aiuti a vicenda. La famiglia viene trasformata ideologicamente in un centro riproduttivo in cui l'unica cosa importante è che un pene venga infilato in una vagina... poco importa se l'atto sia di amore o uno stupro, importa solo la differenziazione dei sessi e una presunta eterosessualità.
Basterebbe leggere anche solo la quarta di copertina dei vangeli per comprendere che simili posizioni non abbiano nulla a che vedere con il cristianesimo. Eppure è questa la posizione designata da una conferenza episcopale che sta premendo le distanze da Pontefice pur di riconfermare il proprio peso politico nella discriminazione e distruzione del tessuto sociale di una nazione è che laica solo a parole. E in fondo basta vedere come tutti i media di regime siano promuovendo il Family day e tacciano sulla manifestazione del 23 gennaio.
Alla notizia festeggiano i giorni integralisti, forse contenti di sapere che ormai il Papa non conta più nulla e che la politica legata alla finta fede cattolica ormai è affare loro. Dio diventa quella cosa da sfruttare per chiedere il bombardamento degli islamici, il restringimento dei profughi, l'esclusione sociale dei gay, l'imposizione di simboli religiosi in luoghi pubblici. Non è più un Dio che si propone ma un dio da imporre, utile per legittimare qualunque violenza e crudeltà. Pare ormai che alla croce si preferisca quella uncinata. Con buona pare per quella religione che era nata come un messaggio d'amore universale e che ora viene sfruttata per legittimare l'esatto contrario.


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