Gli integralisti lanciano la campagna «Siamo tutti Mario Adinolfi» contro la «dittatura» dei gay

Prosegue senza sosta lo sciacallaggio di Mario Adinolfi, che dalle pagine dell suo giornale (un organo nato e bastato solo sull'odio versi i gay) torna ad offendere la comunità gay.
Siamo dinnanzi al più becero negazionismo di chi si è spinto sino ad invitare Luca Di Tolve ai suoi convegni elettorali pur di gratificare la sete di odio dei propri fan attraverso il sostenere che i gay possano essere "curati" e che non ci sia nulla nel male nel condannali moralmente dato che si dice loro che i gay potrebbero essere eterosessuali se solo lo volessero.

Eppure lui scrive:

Non capiamo perché veniamo raccontati come "nemici degli omosessuali". Non lo siamo, semplicemente siamo contrari al matrimonio omosessuale e ai conseguenti diritti di filiazione, ma mai su questo giornale avete trovato insulti o parole meno che riguardose riferite ad un gay come tale. la battaglia per le idee non è mai una battaglia sul piano personale. Quando abbiamo espresso pubblica solidarietà ed invitato i nostri lettori a pregare per le vittime del Pulse e per le loro famiglie, in cambio abbiamo ricevuto migliaia di messaggi di insulto e di minacce, alcune pesantissime. Non ci facciamo caso, le imputiamo alla rabbia e al dolore dle momento.

Al solito siamo dinnanzi ad una mistificazione. innanzi tutto potremmo tranquillamente notare che se noi non fossimo d'accordo con il suo matrimonio o se provassimo pena per le figlie costrette a crescere sotto di lui, ciò non ci consentirebbe di chiedere la revoca della sua patria podestà o di annullare il suo secondo matrimonio. Il fatto che lui pretenda di farlo con la comunità è già di per sé un atto violento e non una semplice opinione.
Non è facile dimenticare anche come lui invitasse a prendere i fucili contro i gay, come i suoi convegni prevedessero l'insulto del figlio di Elton John o come la sua propaganda di fantomatiche "terapie riparative" fosse un mero insulto. Inoltre c'è il suo continuo sostenere che i gay siano malati, peccatori, pervertiti, omicidi ed immorali... ma ora dice che non ci sarebbe nulla id ombrofobo in quegli insulti.
Inoltre non è certo una forma di rispetto il sostenere che l'amore gay valga meno di quello etero, il dare della "puttana" ad una madre surrogata o nell'invocare "una guerriglia" contro i gay.

Ma dato che al peggio non c'è mai fine., è la moglie di Adinolfi a lanciare una campagna "Siamo tutti Mario Adinolfi" in cui si fa il verso al celebre "Je Sui Charlie" che i suoi fedelissimi non vogliono possa essere applicato anche una strage di froci, ossia di cittadini che sostengono siano di serie-b.
Sostenendo che i gay siano dei «dittatori» e che minaccino la libertà di espressione di chi vuole negare loro i diritti, la donna afferma che il profilo del marito sarebbe stato bloccato per sette ore. Poi, poco dopo, rilancia che le sette ore sarebbero diventati sette giorni per le sue proteste.

L'unica conferma di questo "blocco" è la voce della donna, anche se non viene fornita alcuna prova né viene indicato il motivo che avrebbe causato il provvedimento (Facebook è solito mostrare l'immagine o il testo che ha fatto scattare un blocco., ma in questo caso nulla è stato mostrato). Allo stesso modo non è prassi che il social network rimuova un'immagine del profilo in simili occasioni, anche se la moglie del leader integralista sostiene sia avvenuto nel suo caso.
Cercando di fare terrorismo e di creare odio vero i gay (forse non sufficientemente colpiti dalla morte dei 50 ragazzi di Orlando) è il sito del giornale di Adinolfi a rilanciare slogan fascisti nel sostenere che quai cattivi dei gay vogliono punire il loro leader per «educarne mille». Stano è come il profilo del suo giornali risulti funzionante dato che il blocco dei profili generalmente incide sulle pagine collegate. Ovviamente si fa ben attenzione a non mostrare come la decisione sui blocchi sia presa direttamente da Facebook e come i loro seguaci siano soliti organizzare raid per colpire i profili dei gay, ma si sa che nella loro ideologia la libertà è a senso unico e vale solo per loro.

E dinnanzi a chi pare pronto a tutto per cercare di rubare la scena a una strage di gay in modo tale che i suoi seguaci non si pongano domande sulla correlazione fra la una ideologia e quegli episodi di odio, dobbiamo pure sorbirci i piagnistei di una persona che dice di non capire perché le vittime si sentano offese da una persona che vuole pregare per loro dall'altro di quella che lui sostiene sia la sua superiorità razziale basata sul suo orientamento sessuale.
Tra gli ultimi messaggi pubblicati sul suo profilo, c'è anche una lode al sacerdote sardo che citò il Levitico per sostenere che Dio vole la morte dei gay e non certo i loro diritti civili. Così, allo stesso modo, è la moglie a scimmiottare lo slogan "love e love" con chiaro intento denigratorio contro i gay, forse temendo che il marito possa smettere di far soldi attraverso la vendita dell'odio.


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