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È per compiacere i vescovi che il National Geographic ha tolto la transessuale dalla copertina italiana?

È il quotidiano di vescovi ad aver ottenuto rassicurazioni sul fatto che l'edizione italiana del National Geographic non pubblicherà la copertina intenzionale con al presenza di una transessuale 16enne. Una adolescente che non piace ai vescovi e che la curia indica come una malata mentale priva di qualunque dignità umana perché non conforma al modello ariano che la chiesa cattolica sostiene si basi sulla penetrazione vaginale di una donna da parte del pene di un uomo.
L'offensiva dei vescovi aveva avuto inizio attraverso un vergognoso articolo di Luciano Moia dal titolo «Bambini sbattuti in prima pagina per la propaganda transgender». Come da prassi della propaganda integralista, tutto ciò che non mira a sostenere la superiorità degli eterosessuali sugli omosessuali (o dell'uomo sulla donna) viene accusato di essere "propaganda" secondo il gergo coniato da Putin. E la ferocia della curia appare sottolineata a fronte di come Avvenire ci tenga molto a modificare qualunque riferimento all'identità di genere con un più patologico riferimento alla «disforia di genere in età pediatrica» ad indicare che i preti reputano quei bambini dei malati.

In una lettera scritta ad Avvenire dal direttore del National Geographic, si spiega come la rivista «affronta la questione dal punto di vista scientifico, psicologico, sociale, etico e naturalmente etnico, considerando anche gli stereotipi di genere presenti nelle diverse culture umane. E illustra anche, non solo, casi di bambini, tra cui Avery Jackson, la ragazzina che compare nella copertina americana ma non in quella italiana, che le allego». Ed è in riferimento all'aggressione della curia che sottolinea anche che: «Mi pare invece che l’autore dell’articolo apparso su “Avvenire” abbia trattato il numero con superficialità, senza approfondirne con attenzione i contenuti. Perché National Geographic prende atto di una situazione di grande attualità, molto dibattuta, e la analizza da tutti i punti di vista, senza pregiudizi né posizioni dogmatiche, come è caratteristica di una rivista che racconta il mondo per ciò che è, senza piegarlo ad alcun tipo di propaganda, come invece si vorrebbe far credere».

Ma è sostenendo che i transessuali siano dei malati e che gli adolescenti transessuali non meritino alcun rispetto da paret di una Chiesa che li ha già coindannati a proiori, è sempre dalle pagine di Avvenire Luciano Moia aggiunge:

Non so, gentile direttore Cattaneo, se lei ha figli. Se ne ha, potrà –come padre, oltre che come collega– comprendere più facilmente le nostre riflessioni. In caso contrario sono certo che ne intuirà, almeno idealmente, gli obiettivi che – proprio per sgombrare subito il campo da riferimenti inopportuni che lei solleva con garbo, ma anche pregiudizio – non hanno alcuna prospettiva «dogmatica». Per valutare il vostro ampio dossier, siamo infatti partiti da un punto di vista umano. Di fronte a bambini afflitti da disturbi della differenziazione sessuale – che la pediatria considera patologie – è giusto far riferimento a sovrastrutture cariche di ambiguità come quelle che pretendono di «superare la “binarietà” maschile e femminile» (sono parole che leggo nella vostra rivista)? A noi sembra che da un lato ci sia un serio problema medico-scientifico, dall’altro quello che la vostra caporedattrice Susan Goldberg sintetizza come l’obiettivo di «rivolgere uno sguardo nuovo al problema del genere». E quale sarebbe questo sguardo nuovo? Quello che pretende di dissolvere la bellezza e la verità del genere femminile e di quello maschile in un indistinto “middle sex” o “gender fluid” (uso ancora termini che leggo nel vostro dossier)? Se ne può discutere. Ma se lei parla con i pochi psicologi che, coraggiosamente, accolgono e accompagnano i ragazzi alle prese con disturbi dell’identità di genere, sentirà solo storie di disagio, malessere, ribellione, insoddisfazione. Altro che “sguardo nuovo”.

Insomma, il signor Moia dice chiaramente che lui non accetterebbe mai la transessualità di un figlio e che gli direbbe in faccia che lui non tollera possa vivere secondo natura in un sistema che lui ha deciso debba essere necessariamente binario perché binaria è la sua vita. Moia si sostituisce dunque a Dio e condanna chiunque non rientri nei suoi schemi in quell'ottica in cui pare voler sostenere che sia Dio a dover essere fatto ad immagine e somiglianza dei suoi pregiudizi. Il tutto, peraltro, in un contesto in cui appare sempre più faticoso poter parlare di qualcosa mentre i sedicenti "cattolici" si premurano di attribuire curiose definizioni alle parole in modo da cercare di cambiare le carte in tavola per ottenere più facilmente la ragione.

Ma è sventolando assurde teorie basate sul sentito dire (e facilmente confutabili da qualunque comunità scientifica) che Moia proclama che i transessuali sono malati che si curerebbero da sé se gli gli si dicesse che la loro sessualità disgusta Dio e non verrà mai accettata dai cattolici in virtù del loro culto pagano per il rapporto vaginale quale mezzo per compiacere Dio. Scrive:

Attenzione, qui l’omosessualità non c’entra nulla. Siamo ancora a una fase prodromica che, come le ricerche ci attestano, in 8 casi su 10 si risolve con l’accettazione del proprio sesso biologico. Parliamo di scienza, non di ideologia. È la pretesa di confondere i due aspetti che alimenta i nostri dubbi sul vostro approccio. I bambini afflitti da quello che viene anche definito “sesso incerto” – come quelli appunto che lamentano disturbi di identità di genere – vanno accompagnati con tenerezza e rispetto, attenzione e competenza. La loro sofferenza non si risolverà sbandierando e propagandando rivoluzioni antropologiche che sono tali solo nelle pretese di un’ideologia ignara dell’umano e tesa soltanto a inseguire chimere – non a caso Goldberg parla di “spettro” – che tradotte in dinamiche esistenziali aprono la strada a problemi ancora in parte inesplorati.

E se simili affermazioni paiono la conseguenza di un integralismo che strumentalizza dato e si dà ragione a vicenda sino a basare le loro successive elucubrazioni su tesi tutt'altro che provate, immancabile giunge poi il sostenere che il rifiuto della transessualità sarebbe una modalità per "difendere" i bambini anche se spesso si traduce in una violenza che potrebbe spingerli al suicidio. Dice Moggia:

Lei è libero di non frequentare le nostre pagine, non di presumere con qualche sussiego che cosa scriviamo in esse, nutrendo informazioni e valutazioni di conoscenze, approfondimenti, verifiche, confronti che non datano da ieri e che mettono sempre al primo posto il diritto dei più deboli e più sfortunati. E questi bambini tali sono, e hanno il diritto di veder salvaguardata la propria speranza di crescere nel modo più sereno e tranquillo possibile, accanto ad adulti disposti a offrire loro le migliori condizioni sociali, economiche e ambientali (e in questo caso anche medicoscientifiche). Lei è sicuro che gli adulti che hanno trasformato la piccola Avery Jackson in una testimonial dell’ideologia transgender, inducendola a riferire concetti del tutto incredibili per una bambina di nove anni, possano rientrare in questo novero? Noi – proprio perché attenti da sempre ai diritti dell’infanzia – abbiamo molte, molte perplessità. E, come genitori, non possiamo che rivolgere alla piccola Avery la nostra affettuosa e partecipe vicinanza. Con l’augurio di poter trascorrere un Natale lieto e spensierato, come tutti i bambini della sua età. Senza essere sbattuta in prima pagina, cosa che almeno lei – qui in Italia – ha evitato di fare, differenziandosi dai suoi omologhi d’Oltreoceano. Ricambio il suo saluto anche a nome del direttore di questo giornale.

Ed è per difendere la piccola che Avvenire dice ai suoi seguaci che la si deve ritenere malata, peccaminosa, inaccettabile e immeritevole di vita. Ma forse la vera domanda è come faccia questa gente a guardarsi nello specchio dinnanzi all'evidenza di come il loro pregiudizio e il loro integralismo danneggi tangibilmente la vita altrui. Il solo fatto che suggerisca di "curare" la transessualità la dice lunga sulla vergogna di una Chiesa che vuole negare la natura e che vuole sostituitesi a Dio per imporre diktat basati sull'ignoranza di chi giudica senza conoscere.


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