Provita Onlus torna a sostenere che l'omosessualità sia una "malattia" che può essere "curata"

L'associazione Provita Onlus viene riconosciuta degna di sottrarre risorse alla collettività attraverso il loro accesso al 5 per mille. Eppure fa rabbrividire l'idea che quei fondi vengano spesi per promuovere l'idea che l'omosessualità debba essere ritenuta una "malattia" da cui si può "guarire".
Non solo. Incuranti di come esistano evidenze scientifiche dell'alta incidenza di morti causate proprio dalle teorie di Nicolosi, l'associazione si sente persino di spergiurare che quelle tecniche (basate sull'inculcare sensi di colpa in chi ha difficoltà ad accettarsi) possano funzionare.

Nonostante l'organizzazione integralista pare ignorare che anche i gay sono uomini e donne esattamente come tutti gli altri, il loro articolo esordisce asserendo:

Nasciamo uomini e donne. Poi, per motivi multifattoriali, alcune persone (… ma non così tante come vogliono farci credere) sviluppano tendenze omosessuali. Tendenze, appunto: non esistono “persone omosessuali”, esistono persone che sviluppano questa tendenza. Se poi questa assume un connotato impegnato, si parla di “gay”, ma questo è un altro discorso.
Omosessuali, dunque, si potrebbe dire che “si diventa”. Ma, attenzione, meglio non affermarlo pubblicamente, pena gli attacchi della Gaystapo e del mondo del political correct. È questo quanto è successo a un medico di base di Savona, il dott. Fabio Vaccaro, finito al centro della bufera.

Facendo vittimismo perché all'interno di uno studio medico non è possibile promuovere i pregiudizi e le teorie contrarie alla scienza ufficiale a danno dei pazienti, si passa a lodare quel medico che promuoveva i corsi del loro amico Di Tolve basati sulle screditatissime teorie di Nicolosi. Scrivono:

Riporta AdnKronos: «“Luca era gay ma un giorno accade qualcosa, rientra in se stesso e decide di intraprendere un percorso di conversione, su base psicologica e religiosa, che lo porta a riappropriarsi della sua mascolinità ed eterosessualità”. È quanto scritto nero su bianco su un manifesto affisso in uno studio medico di Savona e finito nel mirino dell’Arcigay locale. Un brano tratto dal volume di Luca Di Tolve ‘Ero gay’ accompagnato da una didascalia che suggerisce di rivolgersi alla comunità terapeutica di Brescia, Lot, per ‘guarire’ dall’omosessualità».

A quel punto arriva l'immancabile aggressione di chi non si fa discriminare in silenzio, lamentando che se lui dice che i gay sono dei malati, loro divrebbero solo tacere in virtù di come lui si reputi superiore a loro, il metro di confronto con cui condannare ogni diversità, motivo per cui ogni suo singolo rantolo d'odio dovrebbe essere ritenuto legge di Dio. Con toni diffamatori, l'articolo afferma:

Venuti a conoscenza della cosa, i capoccia di Arcigay Savona hanno fatto un esposto all’Ordine dei Medici, affinché prendessero provvedimenti contro il dott. Vaccaro, reo di considerare l’omosessualità una tendenza dalla quale è possibile guarire. Non avendo tuttavia ricevuto alcuna risposta dal 20 dicembre a questa parte, il circolo di Arcigay ha deciso di rendere la notizia pubblica e subito il presidente dell’Ordine dei Medici di Savona ha fatto pervenire ad Adnkronos la sua (scontata) dichiarazione: «L’Ordine non fa alcuna discriminazione tra i pazienti. L’esposto verrà esaminato a breve dal Consiglio

Ed immancabile è anche il tirare in ballo quella loro attivista che odia i gay quasi quanto odia gli stranieri e le donne:

causa di morte e suicidi.
Tutto questo a spese della collettività e contro la collettività.


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