L'Arena di Verona risponde agli adinolfiniani che vorrebbero vietare il concerto del secolo

Quando un artista del calibro di Elton John decide di celebrare il suo addio alla carriera musicale nella splendida cornice dell'Arena di Verona, ci sarebbe solo da esserne fieri. Ma purtroppo viviamo in un paese in cui il fondamentalismo non ha remore nello spargere letame sulla vita delle persone pur di trarne un profitto.
Ed è così che il partito di Adinolfi si è lanciato nella sua ennesima crociata di puro odio in una mossa propagandistica volta a soddisfare la sete di odio di quel 0,6% di adepti che votano Adoinolfi solo perché è l'uomo che legittima e giustifica il loro profondo disprezzo per un intero gruppo sociale. Nella sua letterina indirizzata al sindaco, il leader locale del partitucolo omofobo chiedeva la censura del concerto perché l'artista è gay e padre. A condire la sua lettera c'erano anche le solite menzogne propagandistiche con cui il suo leader ama vomitare disprezzo verso le famiglie omogenitoriali, raccontando che la gpa (legale) sarebbe sinonimo di una «compravendita di esseri umani» (ossia un pratica illegale). A lato di retorica sarebbe come andare in giro a raccontare che Adinolfi ha stuprato la sua seconda moglie perché non si vuole pensare che lei potesse davvero essere consenziente.
Se sinceramente basterebbe osservare quanta malafede ci sia nelle semplificazioni e nelle alterazioni ideologiche con cui Adinolfi aggredisce le famiglie e gli affetti del prossimo, a rispondergli ci ha pensato Gian Marco Mazzi, amministratore unico di Arena Extra: «Elton John ha composto più di 700 canzoni» e «venduto oltre 400 milioni di dischi. Insignito dalla regina Elisabetta d’Inghilterra del titolo di Cavaliere per servigi resi alla musica, alla cultura e alla beneficenza, la sua Aids Foundation ha raccolto oltre 150 milioni di dollari per programmi di lotta contro la malattia in 55 Paesi del Mondo, dal 1997 membro onorario della Royal Academy of Music di Londra. Devo aggiungere altro?».


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