Adinolfi è proprio certo che "candidata" sia una parola che non esiste?

Mario Adinolfi rivendica il suo parlare al maschile delle sue candidate, dicendo che è nome di Beatrice Venezi che lui rivendica l'uso di una lingua sessista. Ed è citando un post di Gayburg che sulla sua pagina di propaganda scrive:


Ovviamente ironizza su parole inventate come «pilotessa» o «ufficialessa», anche se nella lingua italiana esiste già un femminile per parole come "candidato" o "direttore", dato che "candidata" e "direttrice" sono ampliamente certificati dall'Accademia della Crusca e non paiono «parole brutte» come lui sostiene.
Nella sua ricostruzione, Adinolfi omette di notare come lui usi anche un articolo maschile riferito alla signora Cenciotti, ma la speranza è che la si definisca «la pilota» e non «il pilota». Paiono un po' ingannevoli anche oi suoi neologismi strafottenti, dato che "pilota" è un termine neutro, al contrario di "candidato" che nel dizionario ha un femminile che è "candidata":


Inoltre il suo discorso non chiarisce una cosa: se il loro signor candidato vuole essere definito al maschile, perché mai questo dovrebbe vietare ad altre donne di voler essere definite al femminile? E perché mai noi dovremmo accettare le sue storpiature lessicali mentre il suo partitino si vanta di parlare delle donne trans al maschile?


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