Adinolfi sbraita contro il diritto di critica, lamentandosi di chi lo contesta

Con la sua solta arroganza, Mario Adinolfi ci viene a dire che a lui non sta bene che si possano contestate le aberranti ideologie che lui propone sulla sua paginetta di propaganda. E già qui fa sorridere che a sostenere una simile tesi sia proprio quel tale che basa il suo fatturato sul sostenere che a lui non sta bene che esistano i gay, che i malati terminali possano ottenere rispetto per le loro scelte o che alle donne sia permesso di decidere del loro corpo.
Teorizza poi che chi lo contesta non riconoscerebbe quella superiorità che lui si auto-intesta, arrivando al più squallido pressapochismo nel concludere che la pagina è sua e dunque lui ci può scrive quello che vuole.
Ma ovviamente non è così, dato che se Adinolfi inviasse alla pedofilia, sarebbe doveroso denunciarlo. E qyando incoraggia i genitori a non accettare figli gay, servirebbe un ddl Zan che oermetta di prevenire la pericolosità sociale di quell'incitamento alla discriminazione.
Il discorso non cambia quando parla di imporre leggi che limitino la libertà altrui, dato che è doveroso che gli altri possano esprimere il proprio orrore davanti ad una ideologia tanto liberticida che mira a trascinare con sé i suoi proseliti. Se così non fosse, significa che facevano bene i nazisti a dire quel che volevano e nel reprimere ogni dissenso.

Spacciando le opinioni a lui sgradite per "intimidazioni", scrive:

A questo punto, perché Adinolfi non va con le sue due mogli a discutere di quanto lui le voglia sottomesse al posto di presentarsi in tv a rompere le scatole a qualunque gay gli capiti a tiro? E saranno fatti degli altri ciò che fanno nel loro letto mentre lui trascorre le sue giornate a urlate che a lui non sta bene?


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