Gandolfini fa la vittima dopo l'annullamento del corso in cui avrebbe dovuto insegnare ai giornalisti come si parla di persone trans

Secondo copione, Massimo Gandolfini è ricorso al suo consueto vittimismo dopo che l'Ordine dei Giornalisti ha cancellato il corso in cui il leader delle lobby tranomofofobiche avrebbe dovuto insegnare ai giornalisti come si parla di persone transessuali.
La sua teoria è che l'odio farebbe parte del "pluralismo", quasi ritenesse che non si dovrebbe poter condannare l'Olocausto senza dare spazio ad un nazista che vuole difendere i campi di sterminio di Hitler.

Attraverso un comunicato stampa surreale, Gandolfini dichiara:

Il pluralismo, il confronto democratico, la libertà di pensiero e l’approccio scientifico rigoroso sono stati calpestati dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, che ha annullato un seminario sulla disforia di genere e sulla medicina transgender, organizzato da sigle di giornalisti scientifici e al quale erano stati riconosciuti i crediti formativi. Evidentemente ai guardiani della professione giornalistica, non bastava che ci fossero più voci a presentare un tema così complesso. Secondo l’Ordine dei Giornalisti in merito al gender deve emergere solo il pensiero unico di chi fa apologia del cambio di sesso e della fluidità, senza approfondire le drammatiche conseguenze di interventi chirurgici e terapie ormonali. Si è ritenuto necessario silenziare il sottoscritto anche se le sue osservazioni si basano su una autorevole bibliografia scientifica internazionale.

Insomma, lui voleva andare al corso a portare le carte prodotte dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus atte a sostenere che si dovrebbe vietare il cambio di sesso perché il loro Jacopo Coghe prova piacere sessuale nel protrarsi a letto delle donne.

Equiparando chi chiede la sistematica discriminazione dell'identità delle persone a chi difende i diritti civili, Gandolfini prosegue:

La scelta risulta ancora più partigiana e in mala fede se si considera che personaggi come Monica Cirinnà ed altri attivisti delle sigle LGBT hanno già tenuto in precedenza corsi organizzati dallo stesso Ordine, ignorando un contraddittorio basato su dati scientifici. La democrazia e il confronto non trovano ospitalità nella comunicazione, questo è quello che si vuole insegnare alla categoria dei giornalisti, che vanno indottrinati secondo una impostazione ideologica che non ha il coraggio di affrontare con lucidità e chiarezza i tanti punti critici che riguardano l’identità di genere e la disforia di genere.
Tutto ciò è tanto più grave se si considera che a farne le spese sono persone, adulti e adolescenti, che hanno il diritto di essere trattati con il massimo della competenza scientifica e umana. Si tratta dell’ennesima riprova che l’ideologia ama se stessa e non tiene conto dei veri bisogni delle persone più fragili. Ribadisco che sono disponibile e ovunque e in qualsiasi momento ad un confronto serio, argomentato e rigoroso su questo tema. Questo è il sale della democrazia e della ricerca scientifica che l’ideologismo imperante non ha il coraggio di affrontare.

Praticamente Gandolfini ha ammesso che lui voleva andare dai giornalisti ad insegnargli la discriminazione, urlando che lui vuole che i giornalisti dicano che le persone transgender sarebbero sbagliate.

A chiarire lo scopo della messa in scena è il solito Attilio Negrini, il quale dice che bisogna votare Salvini o la Meloni se si vuole sdoganare la presenza degli omofobi all'interno di ogni settore dello stato:

Resta davvero incommentabile il fatto che Gandolfini non abbia pensato che il suo ruolo di leader degli omofobi fosse inconciliabile con la lezione di omofobia che pretendeva di imporre ai giornalisti.


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