Il Governo Meloni ripristina la dicitura "padre/madre" sulle carte d'identità. Gli esclusi dovranno intentare una causa contro lo stato


Dopo la sentenza del tribunale di Roma, che un mese fa ha riabilitato la vecchia dicitura, il Governo Meloni ha deciso che sulle carte d'Identità die minori dovrà tornare la specifica sui sessi dei genitori prevista nell'osceno decreto Salvini del 2019.
Lo ha dichiarato la ministra Eugenia Roccella, nota attivista anti-gay e titolare del dicastero della Famiglia e delle Pari opportunità nel governo Meloni. Secondo la signora, si sarebbe «fatto tanto rumore per quella decisione, ma si tratta di una sentenza individuale, dunque vale per la singola coppia che ha fatto ricorso». E quindi, lei ha deciso che «rimarrà scritto madre e padre» in modo da escludere e discriminare tutte le famiglie con due mamme o due papà.
Loro dovranno fare ricorso, spendendo decine di migliaia di euro e sapendo che l'esito della contesa sarà imprevedibile legale, perché ogni giudice potrà decidere a proprio piacimento data l'assenza di leggi in materia.
Secondo l'avvocato Alexander Schuster, «la strategia di Roccella è intelligente, perché in questo modo tre quarti delle coppie omogenitoriali lasceranno perdere».

Nel 2019 la signora Rocella promise che si sarebbe adoperata per abrogare le unioni civili e garantire la discriminazione delle famiglie gay, nel 2017 fondò un gruppo anti-gay su Facebook e sostenne che non ci sarebbe stata alcuna discriminazione nel trattare i cittadini gay in maniera diversa dagli altri. Sostenne che le unioni civili l'avrebbero fatta sentire discriminata in quanto eterosessuale e già nel 2014 confezionava video di propaganda con cui istigare gli omofobi alla discriminazione.
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