Il fiore delle Mille e una notte

Il fiore delle Mille e una notte | Italia, Francia, 1974
Cast:
Ninetto Davoli (Aziz), Franco Merli (Nur ed-Din), Ines Pellegrini (Zumurrud), Franco Citti (il demone), Tessa Bouché (Aziza), Margareth Clementi (madre di Aziz), Luigina Rocchi (Budùr), Francesco Paolo Governale (Tagi), Zeudi Biasolo (Zeudi), Elisabetta Genovese (Munis), Alberto Argentino (Shahzamàn), Salvatore Sapienza (Yunàn), Barbara Grandi (donna), Gioacchino Castellini (popolano), Abadit Ghidei (Dúnya), Salvatore Verdetti (Barsum), Luigi Antonio Guerra, Francelise Noel, Christian Alegny, Jocelyne Munchenbach, Jeanne Gauffin Mathieu, Franca Sciutto, Giana Idris (non accreditata) (Giana), Fessazion Gherentiel (non accreditata) (Berhane)
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Genere:
Fantastico, erotico

Il fiore delle Mille e una notte è un film del 1974 scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 27º Festival di Cannes.
È il terzo e conclusivo capitolo della cosiddetta "Trilogia della vita", dopo Il Decameron (1971) e I racconti di Canterbury (1972).

Trama

Seguendo l'architettura della raccolta di racconti orientali, organizzata nella forma attuale attorno al 1400, lo sviluppo narrativo de Il fiore delle mille e una notte procede secondo una struttura a incastro. Il tema del viaggio di Nur ed-Din alla ricerca dell'amata schiava Zumurrud che gli è stata rapita ne costituisce il filo conduttore. A esso, nella forma di brevi apologhi o di racconti più strutturati, s'intrecciano, in una sottile trama, sogni e racconti di amori felici o tragici, a costituire un unico luminoso arazzo, in cui le singole storie si fondono in un armonioso canto alla vita e all'amore.

Produzione

La sceneggiatura è costruita su una struttura molto rigida, divisa in tre atti (Primo tempo, Intermezzo, Secondo tempo), ognuno dei quali a sua volta diviso in quattro parti, con la presenza forte della cornice come elemento di raccordo e omogeneizzazione fra i racconti scelti da Pasolini fra le Mille e una notte. Lo stesso materiale narrativo è presentato invece nel film in una forma rapsodica, continua, fluida. bacia uno dopo l'altro i quattro ragazzi del prologo, generando ogni volta una «visione» che costituisce un tassello della storia di Nur ed-Din e Zumurrud.
È assente nella sceneggiatura una delle sequenze più celebri del film, quella in cui Aziz colpisce con una freccia a forma di fallo la vagina di Budur, aggiunta probabilmente durante le riprese. Nel passaggio della sceneggiatura al film vero e proprio, Pasolini ne stravolge completamente la struttura, «conquistando una leggerezza fabulatoria di straordinaria suggestione strutturale» e riuscendo a rendere «la dimensione plurima e polifonica del favolismo onirico»: vengono completamente eliminati il prologo moderno e l'Intermezzo, la novella di Nur ed-Din e Zumurrud sostituisce la cornice e diventa la narrazione principale, sviluppata lungo tutto il film e non più nel solo Secondo tempo, una novella-contenitore all'interno della quale vengono raccontate le altre storie (con tagli e modifiche rispetto alla sceneggiatura), in un gioco di rimandi a scatole cinesi.
Nel segno della ricerca della «leggerezza» si inserisce forse anche l'eliminazione della presenza fisica e simbolica dell'autore nel film, della sua «ridondante rivendicazione della propria omosessualità» e della «scontata dichiarazione di fede e di eresia»

Distribuzione

Curiosamente, a questo film, benché fosse stato denunciato sin dalla sua prima proiezione in pubblico per oscenità, furono risparmiate le peripezie giudiziarie degli altri. Il 5 agosto 1974, la denuncia per oscenità contro Il fiore delle mille e una notte è archivata dalla Procura di Milano. Il sostituto procuratore di Milano, Caizzi, dichiarò di «non doversi promuovere l'azione penale» contro il film giudicato «opera cinematografica di buon livello» e anche come «rappresentazione di una sensualità e di un'affettività non malate... perché libere dall'idea del peccato, propria della tradizione cristiana».

Pier Paolo Pasolini si recò a Lecce e a Calimera, alla ricerca di doppiatori, in quanto vedeva nell'accento leccese somiglianze con la lingua araba.


Fonte: Wikipedia
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