Folgorato sulla via di Damasco, Berlusconi promette «battaglia per i diritti dei gay»


«Noi siamo per la libertà, senza discriminazioni, convinti che sia necessario superare i pregiudizi che generano equivoci, banalità, insulti noiosi e stupidi, quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti. Da liberale, ritengo che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civiltà». A dichiararlo è Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia.
Nei giorni scorsi era stata la sua giovanissima fidanzata a dichiarasi favorevole alle unioni civili gay (ma non ai matrimoni, dato che li reputa un'esclusività delle coppie etero) e c'è da chiedersi se quella non fosse che una sorta prova generale per sondare le reazioni in vista delle dichiarazioni odierne.
È difficile, infatti, dimenticare come Berlusconi sia uno dei fondatori del Family Day o si come lo scorso anno si vantò di essere stato il principale responsabile della mancata introduzione delle nozze gay in Italia. E se nel 2013 tentò già una timida apertura nei confronti dei diritti delle coppie omosessuali, la porta venne immediatamente la porta nel salotto di Vespa dove affermò di essere stato frainteso.

Come se ciò non bastasse, in occasione dei Gay Pride di sabato, Francesca Pascale e Vittorio Feltri si sono tesserati Arcigay. L'editorialista de Il Giornale ha addirittura scritto: «Noi siamo per la libertà, senza discriminazioni, convinti che sia necessario superare i pregiudizi che generano equivoci, banalità, insulti noiosi e stupidi». Nel 2009 quello stesso giornale asserì che chi sostiene i gay ha necessariamente dei doppi fini, così come nel 2013 Feltri si schierò contro una legge per combattere l'omofobia e, ospite degli studi di Domenica In, disse che: «Basta che i gay stiano ad un metro di distanza da me e io sono soddisfatto». Ed ancora, nel 2011, Feltri venne condannato per omofobia per alcuni insulti riservati proprio ai soci di Arcigay.

L'impressione appare quella di una folgorazione di massa sulla via di Damasco. Se ci trovassimo davanti ad una conversione sincera ci sarebbe da rallegrarsene, ma sappiamo tutti che a pensar male si fa peccato ma spessi ci si azzecca. Le ipotesi del gesto potrebbero essere molteplici: dalla volontà i non lasciare a Renzi il merito dell'introduzione delle civil partnership, ad una rappresaglia nei confronti del vescovi che non hanno sostento Forza Italia alle europee... o chissà che altro.

Tutti noi abbiamo ancora in mente un ventennio di frasi che non hanno certo mostrato il lato più gay-fiendly di Berlusconi. Il 16 aprile 2011 disse: «Tutti noi abbiamo una componente omosessuale del 25%, solo che io, dopo un approfondito esame, mi sono accorto che la mia è un'omosessualità... lesbica». Il 26 febbraio 2011 affermò: «Finché rimarrà questo Governo, la comunità omosessuale italiana dovrà rassegnarsi, perché non ci saranno mai equiparazioni tra le coppie gay e la famiglia tradizionale, cosi come non saranno mai possibili le adozioni di bambini per le coppie omosessuali». Il 2 novembre 2010 fu la volta del celebre «Meglio guardare le belle ragazze che essere gay», così come il 20 febbraio 2013 aggiunse: «Ci siamo sempre opposti ad ogni deriva laicista e relativista, abbiamo fatto tutto il possibile. Se l'Italia oggi non ha l'eutanasia legale, il matrimonio gay, la fecondazione eterologa, come avviene in tanti paesi europei, il merito è nostro, è della linea che coerentemente in parlamento e al governo abbiamo mantenuto in questi anni».
Ed ancora, il 18 marzo 2006 disse: «Le donne capiscono cose che noi uomini non capiamo. Gli uomini arrivano sempre dopo. Le donne hanno più intuito, quell'intuito tipicamente femminile che non hanno gli uomini e nemmeno i gay. Ma i gay sono tutti dall'altra parte» Il 28 dicembre 2012 fu la volta del «Andremo avanti nella difesa della famiglia, non vorremmo dover assistere, con l'avvento della sinistra al potere, all'inflazione dei matrimoni gay e all'apertura delle nostre frontiere ai migranti stranieri. Tutto ciò che rientra nella tradizione cristiana sarà al primo posto del nostro programma».
Durante il Family Day del 2009 assicurò: «Sono qui per sostenere questa manifestazione in difesa della famiglia. Ero indeciso se esserci, non volevo che fosse strumentalizzata una mia presenza. Bisogna denunciare l'attacco alla Chiesa che viene da molte parti, da chi vorrebbe limitare la libertà della Chiesa» e che «Non si può accettare che si creino altri tipi di matrimonio che sono poi una caricatura del vero matrimonio, un matrimonio di serie B. E questo non è auspicabile né da ricercare».
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