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Le falsificazioni di Mario Adinolfi: i matrimoni gay conducono all'incesto (ma la storia non è esatta)

Nel tentativo di fare soldi commerciando odio, Mario Adinolfi ha invitato i suoi seguaci a versagli dai 99 ai 500 euro per poter leggere letture fantasiose ed ideologiche della realtà. È dalla sua pagina Facebook che il l'uomo scrive:

Domani in prima pagina su La Croce Quotidiano racconteremo la storia di Bill e Norman. Bill è il figlio adottivo di Norman, vivono in Pennsylvania. Però Bill è innamorato di Norman. E poiché negli Stati Uniti l'istituto matrimoniale stanno mandandolo a puttane, con la Corte Suprema che liberalizzerà entro un mese il matrimonio gay, Bill ha chiesto di veder cancellato il rapporto adottivo figlio-padre, per poter sposare Norman. E a giugno il figlio sposerà il padre. Capite perché c'è bisogno del nostro giornale? Perché queste storie le raccontiamo solo noi e proviamo a rompere l'accerchiamento di chi dirà che love is love e questa è una bella storia perché Bill e Norman sono due gay che si amano. Se volete tenere gli occhi aperti, sostenete La Croce e leggete tutti i giorni gli articoli e le storie riservate ai nostri abbonati.

Così come immediatamente denunciato da Davide Cerisola, i fatti appaiono essere andati un po' diversamente. Norman MacArthur e Bill Novak (nella foto) sono due persone sulla 70ina che stanno insieme da 50 anni. Nel 1994 si erano registrati come coppia di fatto a New York ma, una volta trasferitesi in Pennsylvania, hanno scoperto che lì la loro unione non era riconosciuta dallo stato. Data l'età e data l'esigenza di vedersi riconosciuta un qualche tutela legale, hanno deciso di «adottarsi» l'uno con l'altro dato che entrambi erano orfani e la legge glielo avrebbe permesso.
La decisione era stata resa necessaria dalla mentalità retrograda dell'epoca, in uno Stato in cui le coppie gay erano completamente invisibili. Ora che i tempi sono finalmente cambiati, i due possono finalmente essere riconosciuti come una coppia gay ed è per questo che hanno deciso di mettere fine a quella farsa.

Insomma, i fatti sarebbero un po' diversi ed apparirebbero presentati con omissioni e mistificazioni al solo fine di far credere che sia accaduto un qualcosa di diverso. Non che ci si possa aspettare molto da una persona che a lato del suo editoriale ha bollato come una «carnevalata» le trascrizioni effettuate ieri al campidoglio: non pago di aver insultato gli affetti altrui, Adinolfi pare essersi dimenticato di come si sia sposato in tuta e scarpe da ginnastica in uno squallido locale di Las Vegas. Per non saper né leggere né scrivere, la vera carnevalata non sembrerebbero certo le decorose cerimonie romane...


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