Il Comune di Arezzo patrocina il comizio omofobo di Gianfranco Amato?


Sono ormai mesi che il signor Amato, presidente dei Giuristi per la vita, gira l'Italia per organizzare convegni vergognosi nelle parrocchie al fine di diffondere isteria contro una fantomatica «ideologia gender». Il tutto finendo con l'alimentare una paura irrazionalista verso un qualcosa che nessuno ha mai proposto che possa portare consensi all'estrema destra e a chi si oppone alla pari dignità delle famiglie gay o al contrasto alla violenza omofobica nelle scuole (perché queste sono le rivendicazioni, dato che nulla potrebbe essere fatto per fermare un qualcosa che nessuno ha mai proposto).
Nonostante l'Associazione Italiana di Psicologia o lo stesso Miur abbiano ampiamente screditato le tesi terroristiche da lui sostenute (così come anche la Diocesi di Padova ha sottolineato come quelle rivendicazioni si basino su mere falsità) è in continuo aumento il numero di politici che scelgono di cavalcare il cavallo dell'isteria gender nella speranza che la paura possa conferirgli maggiori poteri (così com'è stato con il nazismo, con la guerra fredda o con la guerra al terrorismo in epoca Bush). Ed è così che, stando perlomeno alla locandina pubblicata dalle pagine ufficiali del gruppo integralista, c'è rabbrividire nell'apprendere che convegno di disinformazione che si terrà ad Arezzo il prossimo 17 settembre viene indicato come patrocinato dal Comune.

Ovviamente il condizionale è d'obbligo dato che sappiamo bene come più volte Amato abbia vantato patrocini che non gli erano mai stati concessi (si pensi al caso della Sapienza di Roma o a quello della Regione Piemonte in cui i loghi istituzionali erano stato esposti senza averli neppure richiesti).
Ne è un esempio anche il secondo patrocinio vantato nel manifesto, ossia Cattolica Assicurazioni. Una scritta in caratteri poco leggibili aggiunge il nome di Luca Amendola e lascia presupporre che sia stato lui a muoversi a nome della sua agenzia (anche se il logo in grande è quello nazionale). Un caso che ben ricorda quanto avvenuto solo poche settimane fa, quando Amato vantò il patrocinio dell'Agesci per poi esse costretto a modificarlo perché l'associazione non gli aveva mai dato il permesso di utilizzare il loro (il tutto era stato orchestrato da una singola sentinella in piedi a nome di un gruppo scout locale).
Il motivo di tanta frenesia nel vantare patrocini non sempre reali è presto detto: dato che le tesi sostenute non hanno alcun fondamento scientifico citabile e considerato come quegli incontri siano sempre organizzati da sigle aderenti all'integralismo cattolico (come La Manif Pour Tous o il Forum della associazioni familiari) vien da sé che sia necessario inserire un qualche altro nome che possa dare autorevolezza ai proclami a senso unico lanciati contro i diritti fondamentali di migliaia di persone.

Ad onor di cronaca va detto che questo è solo uno dei metodi utilizzati. L'altro è il vittimismo e il sostenere che si abbia ragione perché qualcun altro non vuole che lui possa parlare.
Anche in questo caso la verità non è esattamente quella: nessuno al mondo ha problemi se Amato vuole parlare, il problema nasce se qualcuno gli offre un pulpito da cui sostenere tesi false al solo fine si alimentare una paura che possa portare a violenze contro una minoranza. La libertà di opinione è sacrosanta, ma sappiamo che le opinioni non uccidono al contrario dell'istigazione all'odio che pare uscire da quegli incontri.
Ed è così che ciclicamente Amato afferma di sentirsi in pericolo e di temere per la sua incolumità perché alcuni ignoti gli avrebbero rotto un finestrino dell'auto (peraltro lasciata incustodita con degli scatolini sul retro, motivo per cui sarebbe interessante capire come faccia a dire che i responsabili siano i gay e non un qualche ladro ingolosito dal contenuto).
Dice anche che qualcuno gli avrebbe consigliato di non comunicare in anticipo le date dei suoi convegni per ragioni di sicurezza (sempre per via del finestino) ed è questo lo scenario da lui utilizzato per presentarsi al pubblico come un martire che è pronto a tutto per la verità.
Eppure interessante è notare come la causa scatenante di queste posizioni siano state le contestazioni di Isola delle Femmine, dove nessuno lo ha sfiorato ma è avvenuto qualcosa che probabilmente lo preoccupa molto di più della violenza fisica. Alcune persone si erano presentate con in mano i documenti che Amato descriveva e gli hanno chiesto conto di dove mai fossero contenute le cose che lui asseriva. Per chi fa disinformazione, l'informazione è il pericolo più grande (motivo, forse, per cui tutti i suoi convegni sono a senso unico in modo che nessuno confuti le sue false verità).

Tra gli auto-martiri più recenti si colloca anche una palese falsificazione lanciata Facebook:

Siamo arrivati a questo: Picchetti davanti alla Chiesa per ostacolare la libera partecipazione ad un incontro della comunità parrocchiale di Sommacampagna con l'avv. Gianfranco Amato...

Il riferimento è ad un'iniziativa di Comitata Giordana Bruno. Peccato che né i manifesti, né la lettera di accompagnamento parlino mai di picchetti (un presidio è ben altra cosa!). Anzi, per l'esattezza non attaccano neppure Amato ma invitano semplicemente a contattare il parroco per chiedere che la chiesa parrocchiale non sia resa teatro di falsa propaganda. Vengono fornite anche indicazioni sul perché quelle conferenze non siano informazione ma mera propaganda d'odio.
Eppure siti integralisti come Il Timone o LoSai hanno immediatamente rilanciato la notizia sostenendo che il povero Amato rischi di essere privato dalla possibilità di andare a istigare all'odio dei genitori terrorizzati da finte minacce. Il tutto lasciando intendere che si debba avere paura dei gay perché non si lasciano discriminare in silenzio e non amano che qualcuno vada in giro a mettere nella loro bocca teorie che nessuno di loro ha mai neppure pensato. A loro dire, il solo fatto di aver provato a confutare le tesi di Amato viene descritto come un «pensiero unico che non accetta opinioni differenti tenta di intimidire ogni voce fuori dal coro». Parlano anche di fantomatiche «intimidazioni e minacce» a fronte di chi è limitato semplicemente ad invitare la gente per bene da chi usa la religione come pretesto per alimentare un clima di violenza.
E questo senza entrare nel merito di come il loro fantomatico «pensiero unico» non sia riuscito neppure ad una legge che tentasse di contrastare la violenza dei bulli che picchiano i ragazzi gay, mentre Amato ha scritto e fatto approvare alcune fra le leggi discriminatorie peggiore dell'ultimo mezzo secolo. Ma ovviamente lui è quello che non ha voce e le sue vittime sono i violenti che non si fanno ammazzare in silenzio.


Update 5/09: Putroppo la veridicità del convegno è stata confermata dall'amministrazione di centrodestra. Veronica Vasarri, presidente di Arcigay Arezzo, ha commentato: «Con grande rammarico e preoccupazione veniamo a conoscenza della concessione del patrocinio da parte del comune di Arezzo ad un convegno omofobo e allarmistico, prova del clima che questa nuova amministrazione sta cercando di instaurare nella nostra città. Clima di paura e intolleranza che potrebbe facilmente giustificare ulteriori azioni violente contro persone omosessuali e transessuali, come giá accaduto più volte in molte realtá. Siamo fiduciosi però che nessun convegno che veicoli paure e discriminazione abbia successo ad Arezzo, città dove la cultura dell'eguaglianza e del rispetto è fortemente radicata. Ci auspichiamo che il comune di Arezzo non abbandoni la strada del dialogo e del rispetto e che questa sia l'amministrazione non di alcuni ma di tutti i cittadini e le cittadine. Invitiamo inoltre la città ad unirsi a noi nella lotta alla discriminazione, all'omofobia e continuare a tenere alta la bandiera della nostra civiltà».
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