28 aprile 2015: il giorno del matrimonio egualitario negli USA


Oggi, martedì 28 aprile 2015, è il giorno del matrimonio egualitario negli USA: i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti ascolteranno, da una parte, le richieste delle coppie dello stesso sesso di potersi sposare e di vedersi riconosciuti i propri matrimoni celebrati all'estero e, dall'altra, la posizione contraria degli stati (nella specie Michigan, Ohio, Kentucky e Tennessee). La giornata di oggi, come immagino abbiate intuito, è di portata storica.

A questo punto della storia del matrimonio egualitario negli States ci siamo arrivati dopo 45 anni di battaglie prima legali e poi nell'arena politica e, infine, in questi ultimi due anni, di nuovo in tribunale. Dal maggio del 1970 fino agli inizi degli anni '90 del secolo scorso alcune decine di coppie dello stesso sesso avevano fatto causa ai singoli stati per ottenere le licenze matrimoniali, mentre a metà degli anni '90 alcuni stati iniziano a legiferare in favore delle coppie. Ma è solo nel novembre del 2003 che la Corte Suprema del Massachusetts, per prima, dichiara incostituzionali le leggi dello Stato che non consentono alle coppie gay e lesbiche di potersi sposare. Altri stati seguiranno fino al giugno del 2013 quando la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara incostituzionale la sezione 3 del DOMA (il Defense of Marriage Act), permettendo allo stato federale di riconoscere i matrimoni celebrati nei singoli stati (garantendo quindi alle coppie i benefici federali). Dopo la sentenza del giugno 2013, la sentenza nel caso Windsor, altri stati approveranno per via legislativa il matrimonio egualitario (Illinois e Hawaii), ma saranno i giudici federali e anche statali ad ordinare ai singoli stati, che ancora rimanevo, di riconoscere alle coppie dello stesso la possibilità di sposarsi.

La storia ora si fa più complicata. Il primo stato dove è stato dichiarato incostituzionale il divieto al matrimonio egualitario, per mano di un giudice federale, è stato lo Utah nel dicembre 2013. La sentenza, i cui effetti vennero sospesi il 6 gennaio 2014 dalla Corte Suprema, fece subito scuola: così seguirono Oklahoma (14 gennaio), Virginia (13 febbraio), Texas (26 febbraio), Michigan (21 marzo), Arkansas (9 maggio, giudice statale), Idaho (13 maggio), Oregon e Pennsylvania (19 e 20 maggio, dove le sentenza venne rispettate dagli stati), Winsconsin (6 giugno) e Indiana (25 giugno).

Sempre il 25 giugno 2014 abbiamo poi una conferma: la Corte d'Appello del 10° Circuito degli Appelli conferma l'incostituzionalità dei divieti dello Utah (e dell'Oklahoma poi il 18 luglio). Seguiranno poi le Corti d'Appello del 4° Circuito per quanto riguarda la Virginia (28 luglio)e quella del 7° Circuito per quanto riguarda l'Indiana e il Winsconsin (4 settembre). E la storia non finisce qui: con una decisione veramente inaspettata la Corte Suprema si rifiuta di rivedere i casi che le erano giunti da questi tre circuiti, il 10°, il 4° e il 7°. E siamo ad ottobre.

Subito cominciano le nozze negli stati dello Utah, dell'Oklahoma, della Virginia, dell'Indiana e del Winsconsin. Tutto questo succede perché una volta raggiunto l'ultimo grado di giudizio – il rifiuto della Corte Suprema – le decisioni delle Corti d'Appello (chiamate anche semplicemente Circuiti) dispiegano i loro effetti. E non solo questo: confermate le sentenze, la norma creata dalle Corti, che è puro diritto, come quello creato dal legislatore, cioè che le coppie dello stesso sesso hanno il diritto di sposarsi si estende anche agli stati sotto la giurisdizione dei Circuiti. Quindi, ma non subito, i matrimoni iniziano ad essere celebrati anche nel North Carolina, nel South Carolina, nel West Virginia, nel Wyoming, nel Kansas e nel Colorado. Alla gioia delle coppie di questi undici stati subito si aggiungo quelle dell'Alaska, dell'Arizona, dell'Idaho e del Montana quando il 9° Circuito si aggiunge alla compagnia il 7 ottobre.

Sembrava andare tutto per il meglio quando un mese dopo, il 6 novembre, il 6° Circuito degli Appelli ribalta le decisioni del Michigan, dell'Ohio, del Kentucky del Tennessee (in questi tre stati, che prima non avevo citato c'erano in corso dei casi che avevano ad oggetto il solo riconoscimento dei matrimoni celebrati all'estero; solo più tardi un caso del Kentucky aggiunge all'oggetto della causa anche la richiesta di sposarsi ). Come avevo già detto a suo tempo, la decisione del 6° Circuito fu una manna dal cielo, più che una disgrazia: è solo grazie a questa decisione se la giornata di oggi passerà alla storia).

Passiamo oltre. È gennaio 2015, solo quattro mesi fa, e la Corte finalmente decide di prendere in mano i casi del 6° Circuito: Obergefell, Tanco, DeBoer e Bourke.

Oggi, 28 aprile 2015, la situazione è la seguente: gli stati che riconoscono alle coppie dello stesso sesso il diritto a sposarsi sono 36, più il Distretto federale (cioè la capitale Washington) e 22 giurisdizioni indiane. Mancano invece all'appello 14 stati che comprendendo il restante 30% della popolazione degli USA e secondo l'ultimo sondaggio gli americani sono sempre più a favore dell'estensione del matrimonio alle coppie dello stesso sesso (61% secondo Washington Post/ABC del 16-20 aprile).

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